Macron vincerà, Salvini resterà prigioniero del suo 14%, Grillo non governerà a breve, e l’AfD tedesca scenderà verso il 5%. È la fine dei populisti? Nient’affatto. Con Trump hanno conquistato il paese più importante del mondo, e anche da noi stanno mostrando tutta la loro forza. Hanno sconvolto tutti gli equilibri. La vecchia cara distinzione tra destra e sinistra, quartieri di destra o di sinistra, non esiste più.
Oggi la maggioranza non solo del “sottoproletariato” ma degli operai veri e propri vota i populisti. In alcuni paesi un po’ meno, vedi la Germania, in altri molto di più, come negli Usa.
Il WWW, il web, ha dato una mano importante, alla crescita a ciò che chiamerei “destra bassa”. Il Web ha dato a tutti lo stesso diritto di parola. Ma purtroppo non lo stesso livello di conoscenza. Grillo & Co, ci fanno credere che non solo le leggi politiche ma anche sulle leggi della natura si decidono “a maggioranza”, e molti ci credono, come vediamo nel caso dei vaccini.
Per molto tempi si è creduto che il progresso tecnologico, il libero commercio avrebbe portato libertà e ricchezza per tutto il mondo. Dal punto di vista del “mondo intero” questo è pure vero. Nell’ultimo decennio un paio di miliardi di esseri umani ha migliorato decisamente il proprio standard di vita, è uscito dalla fame, dalla povertà totale, grazie a ciò che si chiama “globalizzazione”.
A pagare per questo enorme progresso dell’intera umanità sono stati però vasti strati sociali nei paesi ricchi del ‘Primo’ Mondo che non hanno più goduto del vantaggio di esser bianchi e cittadini del 1° Mondo appunto, ma si sono dovuti confrontate con le masse emergenti del 2° e 3° Mondo, e hanno perso.
Hanno perso il posto di lavoro e la speranza. E ora sono pieni di rabbia: contro i “vincitori” della competizione globale, che hanno pure la sfrontatezza di arrivare sotto casa in forma di migranti boat people!
La rabbia è tanta. Sono i benestanti che votano “sinistra”, mentre i poveri rabbiosi votano la destra.
Non gliene importa che un politico sia un ignorante bifolco, che noialtri lo prendiamo in giro: per loro è un simbolo, la vendetta dei ‘losers’, dei perdenti contro i capi.
Sono una minoranza, nella maggior parte dei paesi del 1° Mondo, ma sempre tanti.
Sono i “losers” sociali del grande progresso dell’umanità: ma a loro non gliene può importare un ficco secco, che ora in Asia o Latinoamerica e pure in Africa siamo miliardi di persone a stare meglio.
Che fare? Bisognerebbe dirgli la verità. Avete perso perché siete sottoqualificati, perché le vostre fabbriche sono obsolete. Insomma, avete dei posti di lavoro che sono stati superati dal progresso tecnologico e anche dalla concorrenza con il resto del mondo.
Ora, la strada sindacale “all’antica” sarebbe quella di mantenere in piedi anche aziende obsolete, (conoscete tutti degli esempi), o elargire “redditi da cittadinanza”, insomma, un assistenzialismo spinto che porta naturalmente a medio termine nel baratro non solo l’azienda ma l’intero paese.
In questo contesto si inseriscono bene i populisti nostrani.
Hanno le ricette facili, parlano di miliardi da distribuire che potrebbero soltanto creare stampando moneta, con la conseguente inflazione che colpirebbe proprio i piu poveri. Ma chi ragiona a mente fredda, tra i disperati?
Promettono che l’uscita dall’Euro risolva tutto, ormai sapendo che è una bugia. Sono tempi buoni per i bugiardi delle promesse facili.
E allora bisogna spiegare pazientemente, come primo passo.
Ma ciò che non si può fare: ignorare la richiesta di maggiore giustizia sociale. Davvero quel 1% dei ricchi diventa più ricco ad ogni respiro, mentre una quasi metà della gente invece non partecipa più alla crescita. Non a caso un politico come Martin Schulz ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. Ci vorranno misure di riequilibrio.
Ma ci vorrà soprattutto una politica di fortissimi investimenti nel know how, nelle conoscenze, in nuove tecnologie, a riportare le genti europee ad essere altamente qualificate.
L’Europa non vende prodotti a basso valore aggiunto, non concorre con il prezzo, magari una moneta svalutata, ma con il massimo contenuto di intelligenza.
Facile a dirsi, e in forte contrasto con i desideri di facile ricette, misure tamponi, bonus di ogni genere. Ci vorrebbe una sana politica industriale-tecnologica, di lungo respiro.
Ecco la sfida per Macron, per l’Italia, chiunque sia a governare. Ma anche la Germania dovrà modificare il suo modello industriale, meno export, più mercato interno, europeo.