
Carmelo Zuccaro, da giugno 2016 Procuratore Capo a Catania. Divenuto personaggio nazionale per la sua inchiesta sulle organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Una inchiesta che in realtà non è una inchiesta, nessun atto giudiziario ma solo dichiarazioni, e questo un po’ suona male.
Mentre è molto seria e dettagliata è l’inchiesta giornalistica di Francesco Floris su (nomen omen) LINKIESTA.
Carmelo Zuccaro dunque, Procuratore Capo a Catania. E la sua inchiesta sulle organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel Mediterraneo che non è una inchiesta. Reato eventuale, e dove commesso, e da chi? Nulla.
Potrebbe esserci qualcosa di sporco dietro gli “umanitari”, ipotizza il magistrato. Indicibili accordi con i trafficanti, soldi che dalla Libia approdano ai conti esteri delle organizzazioni, piani per destabilizzare l’economia e la società italiana.
Conti esteri trovati, testi o intercettazioni? “Prove non ne abbiamo ancora. Abbiamo delle conoscenze”. Come Pasolini sulle stragi di Stato, ‘Io so ma non ho le prove’, ironizza Floris.
Fonti? Non si può dire. Perché non provengono da organi di polizia giudiziaria ma sarebbe materiale d’intelligence non utilizzabile in un processo. L’Aise? L’Aisi, la Cia? Mossad? Europol? Non si sa.
Ma l’estroso Zuccaro dice e poi smentisce a raffica. Le prove alle sue gravi accuse ci sono o non ci sono? «Ora abbiamo le prove», dichiara Zuccaro a la Stampa il 23 aprile. «Delle telefonate fra la Libia e alcune ong».
Ma come? 30 giorni prima, davanti al comitato Schengen a Montecitorio aveva affermato, «non ho sotto controlli i telefoni».
Il realtà è ancora panna montata. Non vere e proprie telefonate ma solo i tabulati. Telefonate che non si sa a chi e per dire cosa.
Una intercettazione effettuata dai servizi segreti con la frase, «Stiamo mettendo in mare i gommoni. Intervenite!». Pronunciata in che lingua? A Quale Ong? Magari un altro migrante che non è partito e ha avuto notizia di un naufragio dove è morto il fratello, ha testimoniato Save The Children ai microfoni di “Tutta la città ne parla” su Radio3.
L’intelligente spionaggio. Possiamo farlo anche noi, adesso. Basta sintonizzarsi sul canale 16 della radio, dedicato alle emergenze internazionali, per sentire tutte le conversazioni che avvengono su quelle frequenze. Con mayday drammatici mischiati e grida scomposte e schiamazzi urlati nelle radio, come sanno tutti. Tutti meno uno.
Pensare che il capo della procura di Catania, veniva descritto dalla stampa locale al momento della sua nomina, come ‘uomo dello Stato che schifa la visibilità mediatica’, «impossibile trovare uno spazio, una pausa, strappargli un’indiscrezione».
Tanto mite e schivo lo Zuccaro, che negli ultimi due mesi -spulcia il rognoso Floris- ha parlato solo qualche decina di volte con la Stampa, Agi, Ansa, TGR Sicilia, Agorà, Matrix (due volte) e Repubblica, solo per rimanere sul nazionale, sparando dichiarazioni tipo, «Davanti alla Libia a Pasqua sembrava lo sbarco in Normandia»; titolo giornalistico già fatto e certa politica servita.
Nella dettagliata inchiesta di Francesco Floris c’è la storia dettagliata delle carriere dell’uomo di giustizia, con tappe in alcuni casi avventurose. A soli 40 anni Presidente di Corte d’Assise a Caltanissetta durante i processi su Capaci e via D’Amelio ter. Ancora oggi ha per le mani alcuni dei fascicoli scottanti, come quello sul Cara di Mineo che vede il coinvolgimento del Sottosegretario all’Agricoltura di Ncd (il partito di Alfano), Giuseppe Castiglione, a cui viene contestata corruzione in cambio di voti quando reggeva la Provincia di Catania.
Nel 2011 chiede l’archiviazione dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per l’ex Governatore di Regione, Raffaele Lombardo. La Procura si spacca. In primo grado Lombardo viene condannato sia per voto di scambio che per concorso esterno. In appello, 31 marzo 2017, per l’ex Governatore solo la condanna per voto di scambio con l’aggravante del metodo mafioso. Lombardo i voti li ha presi, i boss li ha incontrati ma non avrebbe favorito Cosa Nostra.
Caso giudiziario meno politico e ancora meno trasparente, il 4 dicembre 2015, quando un ventunenne siriano, Morad Al Ghazawi, viene arrestato a Pozzallo dalla Polizia di Ragusa per terrorismo. Coordina le indagini Carmelo Zuccaro. Indaga la Digos ragusana che trova sul telefono del ragazzo un documento con foto di un’altra persona, un timbro dell’Isis e un testo in arabo che ‘attesterebbe il superamento di un corso di formazione jihadista’, testuale. Un improbabile “attestato di non-miscredenza”, scoprono Radio Radicale e Meridionenews, rilasciato dal “governatorato della Svezia a nome di Mamo Al Jaziri”, un cantante siriano che vive a Stoccolma da anni. Un documento che gira in rete da più di un anno sempre con foto diverse, una bufala nota a mezzo mondo.
Si sfiora la comica quando la prova della affiliazione Isis è un video sul telefono dello sfortunato Morad dove -secondo i magistrati- si vede “un arabo proclamare la difesa della Siria imbracciando fucili e spade”. L’arabo in questione ha una lunga barba finta, fucile finto, la spada pure ed esce dalla stanza sculettando. È satira. Contro gli islamisti come ha mostrato Amedeo Ricucci sul Tg1. Quelle vergognose scemenze costano a Morad 16 mesi di prigione a Sassari, detta la ‘Guantanamo d’Italia’. Nessuno paga per quelle indecenze, qualcuno viene promosso.
Torniamo al caso migranti’, vetrina internazionale irresistibile
Di cosa va a caccia il magistrato? Provate anche voi a venirne a capo. Il 22 marzo, davanti al Comitato Schengen a Montecitorio, accusa Ong, senza precisare quali, di collusione con i trafficanti di uomini, ipotizzando quindi «un collegamento di fatto, obiettivo, tra gli organizzatori del traffico e queste organizzazioni».
Tre righe più sotto si smentisce: «A prescindere dal fatto che ancora non ci risulta e probabilmente non inseguono profitti privati, si rendono comunque responsabili del reato di cui all’articolo 12 della Bossi-Fini o no? Appena si verificherà un caso aprirò un’indagine».
Un mese dopo ammorbidisce: «Ci sono le ong buone e quelle cattive». Fra i buoni, Medici Senza Frontiere, nel ’99 premio Nobel per la Pace. Anche se MSF è l’Ong che ha effettuato più trasbordi a Pozzallo, Augusta, Catania e gli altri porti italiani per la netta superiorità dei suoi mezzi. Pericoloso attaccare su quel fronte.
Tra le Ong “cattive”, ci sarebbe la Sea Watch 2 (ong tedesca, nave con bandiera olandese) che però non ha mai, nemmeno una volta, varcato le acque territoriali italiane con a bordo migranti. È un’imbarcazione troppo piccola per farlo, come tante altre presenti in mare. Inadatta a fare trasbordi. E quindi ormeggia a Malta da dove parte solo per missioni di due settimane consecutive. A chi “cede” la Sea Watch i migranti dopo averli soccorsi in alto mare?
A navi militari delle operazioni Mare Sicuro, Sophia e a quelle della Guardia Costiera Italiana e sotto l’egida del Maritime Rescue Coordination Centre di Roma. La Guardia costiere sino all’altro ieri rilascia comunicati stampa ringraziando tutti i soggetti coinvolti nei soccorsi con nomi e cognomi. Prima di un imprecisato guasto a server e pc, e i comunicati non sono più arrivati nelle redazioni.
Strumentalità politiche e polemiche elettorali in corso con numerosi protagonisti. Giro di giostra più recente, l’ineffabile ministro degli Esteri Alfano: «Il Procuratore di Catania ha posto questione vera. Il rischio c’è». Il responsabile della Giustizia Orlando che replica: «Alfano doveva essere distratto quando era agli Interni».
Legittimo il sospetto su quei politici che vogliono guadagnarsi le simpatie dell’elettorato xenofobo e che, non potendo esplicitamente condannare l’attività umanitaria delle ONG che dopotutto salvano vite umane, cercano di delegittimarla insinuando abbia secondi fini criminali o addirittura eversivi.
Tra i sostenitori più schierati sul fronte del sospetto oltre ad Alfano, le potenze elettorali di Lega e M5S, con Luigi Di Maio in testa. Matteo Salvini, lapidario come sempre: « Alfano e Orlando (messi assieme), Grasso e Boldrini, Renzi e Gentiloni tutti complici e tutti saranno denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
Dopo tante, troppe dichiarazione del procuratore Capo della Repubblica a Catania, dottor Carmelo Zuccaro, almeno un atto giudiziario, dopo suo tanto cianciare. E che non sia un atto d’accusa simile al ‘binladen sculettante’ per cui è stato tenuto in carcere per 16 mesi un povero diavolo innocente.
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