Quei gas sulla Siria dall’orrore ai sospetti

Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, quello a Khan Shaykhun, nella provincia di Idlib, in Siria fu un attacco con armi convenzionali. La maggior parte delle vittime, molte delle quali bambini, non furono uccise da gas tossici. Le morti ‘convenzionali’ sono meno orrende?
Ma, la commissione Onu cerca anche di non scontentare nessuno, «Non è escluso che quel giorno raid aerei colpirono ospedali locali rilasciando anche gas Sarin». L’uso dei gas, dato per certo dall’amministrazione Usa versione Trump, risulta privo di conferme serie, e vedremo il perché.
Dico e non dico, da parte Onu, e se proprio devo, faccio capire ma non ho detto.

E faticosamente e quasi sottovoce, dalla parti del Palazzo di Vetro non sempre trasparente di New York, qualcuno scrive che ‘non si può neppure escludere che dosi limitate di gas siano state diffuse nell’aria dai ribelli stessi per accusare Damasco’.
Esercito vincente, quello ufficiale, che non aveva alcun interesse a impiegare armi chimiche, e non per umanità del leader di Damasco, precisano analisti militari, ma per una azioni militare di tanta portata politica per provocare un numero così limitato di vittime, meno di 100.
Detta brutalmente, nessun assassino organizzato userebbe armi di distruzione di massa per così poco.

Da Analisi Difesa, veniamo a sapere che il cratere della bomba a carica chimica mostrato dai ribelli per dimostrare le responsabilità delle forze aeree di Assad non è compatibile con quello provocato da un ordigno aereo da almeno 117/250 chili. Le famigerate bombe chimiche che sarebbero state lanciate su Khan Shaykhun.
Più verosimilmente -parlano sempre i tecnici- quel cratere è stato provocato da un razzo campale da 122 millimetri dal peso di circa 45 chili e in dotazione anche ai ribelli, tra i quali milizie qaediste e salafite che dispongono da tempo di aggressivi chimici recuperati sul campo o forniti dall’intelligence saudita, come rivelò nel 2013 il comandante di una milizia salafita intervistato dalla Rai, ci ricorda Giananderea Gaiani.

Allora i russi sostennero l’ipotesi che raid aerei siriani avessero colpito un deposito di armi chimiche dei ribelli liberando gas venefici. Ipotesi contestata da alcuni esperti che ricordarono come il Sarin sia un ‘gas binario’ i cui componenti vengono mantenuti separati, quindi non letali, fino al momento dell’impiego.
Queste precauzioni valgono certamente per le forze regolari, e non certo per gruppi armati ribelli, e in ogni caso nulla sembra dimostrare l’impiego di Sarin a Khan Shaykhun.
Ma se non è Sarin, di cosa si sarebbe trattato? perché dei morti per gas ci sono stati.

I riscontri dell’ONU erano prevedibili sostiene ancora Analisi Difesa, per un osservatore «Non tifoso». «Era sufficiente guardare le immagini delle supposte vittime del Sarin, immagini comunque -sempre Gaiani- diffuse dall’Idlib Media Center cioè dall’organo di propaganda controllato, come a suo tempo l’Aleppo Media Center, dai qaedisti dell’ex Fronte al-Nusra, per rendersi conto che era tutta una messa in scena».
Macabri riscontri: i morti non avevano le espressioni di chi è colpito da quel tipo di aggressivo chimico né i sopravvissuti mostravano sintomi compatibili. Inoltre, dettaglio non certo irrilevante, nessuno dei soccorritori -quei “caschi Bianchi” considerati da Mosca al servizio delle milizie qaediste- indossava gli equipaggiamenti protettivi necessari in aree contaminate dal Sarin che passa attraverso la pelle.

In realtà il rapporto dell’Organization for the Prohibition of Chemical Weapons, l’OPCW, che ha gestito rimozione e smaltimento dell’arsenale chimico della Siria, nel caso di Khan Shaykhun, aveva riferito l’impiego di “cloro” non di Sarin, quindi di un prodotto tossico facilmente ottenibile da tutte le forze in campo. Differenza decisamente importante.
Inoltre il rapporto dell’ONU lascia aperti molti interrogativi sull’affidabilità dei report di alcune ong internazionali che sostennero immediatamente la versione fornita dall’Idlib Media Center dichiarando che tra le vittime erano stati riscontrati sintomi sull’uso di Sarin.

Il 18 aprile il portavoce del ministero della Difesa russo aveva fatto notare che a due settimane dal presunto attacco con armi chimiche al villaggio di Khan Shaykhun e attribuito dall’Occidente al regime di Damasco, la prova dell’uso di armi chimiche rimanevano ancora i due filmati pubblicati dai Caschi Bianchi.
I russi ‘fonte sospetta’, forse, ma le domande che pongono paiono chiare e con eventuali risposte semplici.
1) Finora non è stata identificata la zona d’impatto a Khan Shaykhun -continua il comunicato del ministero- e da dove gli abitanti locali dovevano essere evacuati.
2) Ne’ gli abitanti locali, ne’ gli pseudo-soccorritori hanno chiesto medicine, antidoti e decontaminanti.
3) Come i rappresentanti dei Caschi Bianchi, senza maschere e tute speciali, abbiano potuto lavorare così tanto tempo nella zona contaminata rimanendo in vita.

Tags: gas Onu Siria
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