
La flotta Usa del Pacifico
La ‘Carl Vinson’, portaerei propulsione nucleare della classe Nimitz, ha lasciato Singapore. Avrebbe dovuto dirigersi verso l’Australia, ma i nuovi ordini l’hanno dirottata verso la penisola coreana.
Per la ‘Korean Central News Agency’, una mossa che viene definita ‘oltraggiosa’ dal governo di Kim Jung-un.
«La grave situazione prova ancora una volta che la Corea del Nord era totalmente nel giusto quando ha aumentato le sue capacità militari di auto-difesa e di attacco preventivo contro la potenza nucleare da pivot».
Un clima già arroventato dopo le dichiarazioni della Corea del Nord secondo cui l’attacco missilistico ordinato da Trump contro la Siria è un atto che giustificherebbe l’uso della bomba atomica.
Kim Jong-Un le spara grosse ma Trump insegue
Opzione militare Usa, ordigni nucleari nella Corea del Sud e il possibile uso di droni killer per colpire il dittatore sovrappeso.
Già un mese fa il segretario di Stato americano Tillerson aveva mandato un avvertimento chiaro a Kim: «La politica della pazienza strategica è finita, se Pyongyang continua ad elevare la minaccia militare, l’opzione dell’azione è sul tavolo». Opzione militare sul tavolo, pessima frase.
In realtà, dalla Corea del Nord al mar della Cina, è tutta l’Asia ad essere una polveriera.
Valutazione diffusa, se l’America mollasse il Pacifico, ogni paese, dal Vietnam alle Filippine -che sotto Duterte già si sono riavvicinate a Pechino-, finirebbe sotto l’egemonia cinese.
Quei miliardi armati in più
I 54 miliardi di dollari aggiuntivi che Trump intende stanziare per il Pentagono serviranno soprattutto a rafforzare la marina per permetterle di intervenire nel mar Cinese meridionale, una zona in cui transita un terzo del traffico marittimo internazionale, quasi interamente rivendicata da Pechino nonostante altri cinque paesi costieri che vorrebbero far valere loro diritti.
La Cina sta trasformando gli isolotti disabitati in basi militari e si prospetta un braccio di ferro non solo tra Cina e Stati Uniti, ma anche tra Cina e Giappone. Quindi, non solo Corea del Nord.
Le sei probabilità di guerra, secondo Bernard Guetta, di France Inter.
1) Quasi senza eccezioni, la Cina fa paura a tutti i suoi vicini;
2) il nazionalismo è molto forte nei paesi asiatici;
3) l’India e il Pakistan sono in guerra dalla ritirata dei britannici e dalla divisione del subcontinente di settant’anni fa;
4) la Cina, l’India, il Pakistan e la Corea del Nord sono potenze nucleari;
5) l’Asia è molto lontana dall’aver trovato un equilibrio tra le varie potenze;
6) gli Stati Uniti, infine, non vogliono permettere alla Cina di dominare il continente perché questo la renderebbe la prima potenza del mondo a scapito dell’America.
Gianni Riotta, che osserva il mondo dagli Stati Uniti
La portaerei Carl Vinson che incrocia verso la Corea «È show di forza per persuadere il regime di Kim Jong-un a rallentare la corsa a un missile balistico capace di colpire gli Stati Uniti». «Dopo il raid in Siria, condotto durante il summit col presidente cinese Xi Jinping, Trump va alla sfida asiatica».
Ecco che torna la ‘sfida asiatica’, il Pacifico che sarà, per l’amministrazione Trump, la frontiera più difficile.
«La trappola di Tucidide», antica lezione dello storico greco. Stati Uniti e Cina come Sparta e Atene, per fatalità condannati a battersi? Trump pare non sia riuscito ad ottenere alcun impegno da Xi, né sulla Corea che Pechino non riesce più a controllare, né sul commercio. Dall’altra parte, Xi non ha apprezzato il raid contro Assad durante il vertice.
Quesiti colti
1) Il secolo XXI sarà davvero «Il secolo dell’Asia», come auspica da Singapore Kishore Mahbubani?
2) L’America manterrà il controllo sulle vie commerciali del Mar Cinese Meridionale e su quelle che il disgelo dei ghiacci apre nell’Artico, dove, malgrado l’Onu, accorrono le armi, ma gli Usa hanno solo due rompighiaccio contro la flotta di Mosca e il riarmo cinese?
3) Condominio Washington-Pechino, dopo Washington-Mosca?
O la «trappola di Tucidide» scatterà con la guerra?