
L’ex Consigliere per la Sicurezza di Trump, Flynn, si offre di testimoniare sui rapporti con la Russia in cambio dell’immunità. A Malta, l’allarme nel Partito Popolare europeo per il tentativo di Putin di condizionare la politica e le elezioni nel Vecchio Continente. E l’improvvido onorevole Copasir M5S che tratta con libici e la signora del traffico d’armi, facendo un favore a Mosca. Segnali.
FRONTE AMERICANO
Mike Flynn, l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, ha detto all’Fbi e agli ufficiali che si stanno occupando dell’investigazione sui potenziali legami del presidente con la Russia di essere intenzionato a rilasciare delle dichiarazioni se gli sarà garantita l’immunità. A riferirlo è il Wall Street Journal che cita non meglio specificate fonti ufficiali informate.
Flynn aveva rassegnato le dimissioni dopo soli 24 giorni, quando era diventato pubblico il fatto che avesse discusso le sanzioni dell’era Obama con l’ambasciatore russo prima che Trump fosse eletto.
Fonti della commissione Intelligence della Camera, che sta indagando sul Russiagate, hanno fatto sapere di non aver ricevuto alcuna richiesta, mentre la commissione Intelligence del Senato e la Casa Bianca non hanno rilasciato alcun commento. Il generale aveva discusso delle sanzioni americane contro Mosca con l’ambasciatore Sergei Kislyak. Altri tre ex collaboratori di Trump, sempre al centro delle indagini sulla Russia-connection, hanno già fatto sapere, testimonieranno, senza la promessa di immunità.
In un video pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian, Flynn nel settembre scorso affermava: “Se ti danno l’immunità, vuol dire che hai commesso un crimine”.
FRONTE EUROPEO
Allarme nel Partito Popolare europeo per un presunto tentativo di Putin di condizionare la politica e le elezioni nel Vecchio Continente. Una delle risoluzioni votate mercoledì dal congresso del Ppe: «la disinformazione della Russia mina la democrazia occidentale».
«Propaganda, campagne di disinformazione e supporto continuo a forze politiche anti-europee da parte della Russia minano il progetto europeo, la cooperazione transatlantica e le democrazie occidentali. Questa crisi – si legge nella risoluzione – ha raggiunto un livello allarmante». Il Ppe considera inaccettabili «la cyber-minaccia rappresentata dalla Russia che supera di gran lunga quella cinese».
Tre pagine fitte di accuse a Putin. Non vengono citati i partiti sostenuti da Mosca e non viene neppure scritto che sono finanziati. E altri ‘scantonamenti’. Come ha fatto il premier ungherese Orban. «Russia? Non ho letto la risoluzione, sorry». Per non parlare di Berlusconi che non sapeva come aveva votato la delegazione di Forza Italia. Forse contro, forse astenuta, sicuramente contro le sanzioni alla Russia. Quello che invece è successo è che gli azzurri qui al congresso Ppe non hanno nemmeno partecipato alle votazioni per lavarsene le mani.
E Berlusconi che ne pensa del sostegno dell’amico Vladimir ai 5 Stelle? «Conosco personalmente Putin ed escludo che interferisca e sostenga populisti. Escludo che sia questa la realtà», riferisce la Stampa.
FRONTE ITALIANO
In Italia la capogruppo Pd in commissione Esteri, Lia Quartapelle, presenta un’interrogazione ai ministri degli Esteri e dell’Interno sul presunto piano di destabilizzazione da parte russa e chiede che le prossime elezioni si svolgano in maniera serena. «Nel 2014, la vittoria di Marine Le Pen fu accompagnata, come denunciato dal premier Valls, da un prestito di 9 milioni di euro da parte della First Czech Russian Bank, a cui sarebbero dovuti seguire altri 27 milioni per le presidenziali».
Un altro deputato del Pd, Andrea Romano, è convinto che Mosca finanzi i 5 Stelle: «Bisognerebbe indagare, ma sono certi i rapporti tra hacker russi e attivisti grillini». Alfano da Malta: «Al momento non ci sono riscontri e prove. È chiaro però che è una vicenda sulla quale si è aperto già un dibattito».
Nei mesi scorsi l’Amministrazione degli Stati Uniti ha avvertito l’Italia di “fare attenzione ai legami tra governo russo e M5S”. Lo riferisce La Stampa in un articolo da Washington firmato da Paolo Mastrolilli e rilancia l’agenzia ANSA. Finora, si spiega nell’articolo, il potenziale punto di contatto è stato individuato da Washington nei rapporti che la Russia sta costruendo con il Movimento 5 Stelle, e con la Lega, che però ha prospettive elettorali inferiori.
«Putin è un partner strategico nella lotta al terrorismo, non vederlo è cecità. Assieme ad Assad ha vinto la guerra in Siria. Putin è già un interlocutore, perché ha vinto su tutta la linea». Così il parlamentare M5S Manlio Di Stefano in un colloquio con la Stampa.
FRONTE LIBICO
Bufera politica sul deputato pentastellato Angelo Tofalo, membro del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti. Il parlamentare ha avuto contatti con l’ex premier libico Khalifa Ghwell nell’autunno scorso in Turchia. Ghwell è avversario politico -più golpe tentati- del governo Sarraj sostenuto dall’Italia. Incontro favorito da Anna Maria Fontana, a cui Angelo Tofalo, avrebbe anche pagato il viaggio in Turchia per incontrare l’oppositore libico. Peccato che signora Fontana, insieme al marito e complici, sia poi stata arrestata dalla Polizia Tributaria con l’accusa di traffico internazionale di armi: tra i clienti anche un non meglio specificato “governo provvisorio libico”.
Quanto successo è stato in parte raccontato dallo stesso Tofalo che sostiene sia in corso una “inchiesta secretata”. Alla domanda “sapeva che era un’informatrice dei servizi segreti?”. Tofalo risponde di non poter riferire quello che aveva appresa al momento -ragioni di segretezza- ma di aver “consultato gli organi preposti ai fini di tutelare la sicurezza nazionale”. Tofalo -altre fonti- avrebbe cercato di organizzare a Roma un incontro tra i vertici del suo partito e alcuni libici che in Libia si stanno muovendo per cacciare Sarraj. E torna il Movimento 5 Stelle troppo amico della Russia di Putin avversaria di Sarraj in Libia. Questione molto nebulosa.