Vincerà certamente lui, lo spilungone Aleksandar Vucic, attuale premier conservatore, candidato a sostituire alla presidenza Tomislav Nikolic, altro campione della destra nazionalista serba sopravvissuto a Milosevic. E probabilmente accadrà già domenica, al primo turno.
Il sindaggio dell’istituto Ipsos Strategic Marketing pubblicato dal quotidiano belgradese Blic ha confermato un 53% di possibili preferenze per Vucic, scopre la sorpresa. A stupire la politica politicante, vedere sul secondo gradino del podio -sondaggi- un volto sempre più familiare in Serbia.
È Luka Maksimovic, più noto come “Ljubisa Preletacevi, Beli”, provocatorio candidato anti-sistema e rappresentazione satirica di tutti i difetti del politico balcanico. Potrebbe essere lui, Beli, la sorpresa del 2 aprile, potendo ora contare secondo Ipsos sull’11% dei favori dell’elettorato. Beli supererebbe per consensi gli altri in corsa: l’ex ombudsman serbo Sasa Jankovi (10,6%); l’ultranazionalista ed ex padrino di Nikolic e Vucic, Vojislav Sešelj (8,7%); il già ministro degli Esteri Vuk Jeremi (6,9%); il candidato della destra ancora più destra Bosko Obradovic (3,5%), e poi fronzoli.
Prevista dunque una emorragia di voti tra i ranghi della frammentata opposizione serba, partiti e dalla aggregazioni tradizionali, a favore di Beli, spiegabile anche in Serbia con la disaffezione per la politica degli under 30. Beli, per ora solo il simbolo della crisi dell’élite al potere in Serbia. E che nel segreto delle urne potrebbero sempre causare un mini-terremoto. Problema secondo turno, con sorpresa possibile. Tutto dipenderà dalla affluenza alle urne per quel 50% degli elettori e 1 voto che farà il presidente. Ballottaggio invece a rischio sberleffo per Vucic dove tutte le opposizioni dovranno scegliere solo tra due.
LA PARTITA POLITICA REALE
Rincorsa verso l’Europa, verso l’economia dei Paesi occidentali, verso un’adesione all’Unione che chiuderebbe definitivamente i conti con le guerre dei Balcani, dice Vucic. La Serbia la sta tentando da anni, con alterni risultati e moltissime difficoltà. Belgrado si gioca gran parte del suo futuro ancora sui rapporti con il Kosovo. Le elezioni anticipate dello scorso 24 aprile hanno creato qualche tensione nel Paese ma non hanno modificato gli equilibri della politica serba. Sono entrati in Parlamento anche due formazioni di estrema destra pro-Russia: il Partito radicale dell’ultranazionalista Vojislav Seselj con l’8% e 22 seggi; e il movimento estremista Dveri con il 5% e 13 deputati.
Priorità ancora l’economia. La Serbia si sta riprendendo a fatica dalla recessione che nel 2009 ha interrotto un percorso di crescita che sembrava ormai avviato. Il governo di Belgrado, nel suo processo di avvicinamento all’Unione europea e per ottenere nuovi finanziamenti da parte della Banca mondiale o dal Fondo monetario internazionale, non può che insistere a rinnovare un sistema ancora fortemente legato all’agricoltura e controllato in larga parte dallo Stato. Tentativo Vucic, per la seconda volta elezioni anticipate. E per la seconda volta i serbi non si sono fidati: maggioranza sì, ma non troppo. E al destro Vucic, sta crescendo a destra l’ultra destra.
Boban Radovanovic