
Venerdì decisamente nero per Donald Trump il 24 marzo. Il tronfio miliardario fatto presidente per molta rabbia e un o po’ per caso, ha subìto la sua prima importante sconfitta. La sua proposta di riforma di ‘Obamacare’, la storica riforma sanitaria introdotta da Barack Obama nel 2014, la ‘madre di tutte le battaglie’ nella sua propaganda elettorale contro, è stata ritirata pochi minuti prima che venisse votata dalla Camera, dove secondo i calcoli dei principali giornali americani sarebbe stata bocciata: una trentina di deputati Repubblicani avevano infatti fatto sapere che non l’avrebbero votata, ciascuno per propri motivi (alcuni la consideravano troppo morbida, altri eccessivamente dura con gli americani più poveri).
La proposta della Casa Bianca e della dirigenza del partito Repubblicano, era molto controversa e dibattuta. In due separate conferenze stampa, sia Trump sia Paul Ryan, lo speaker della Camera, hanno ammesso la sconfitta e spiegato che la riforma non verrà ripresentata a breve.
‘Obamacare’, o caro
«Nell’immediato futuro Obamacare rimarrà in vigore», ha spiegato Ryan. La decisione di Trump di spendere l’alto capitale politico di un presidente a inizio mandato s’è rivelata un azzardo. Era il vero collaudo, dalla propaganda al governare. E la riforma sanitaria anti Obama era una delle poche cose su cui Trump e i Repubblicani andavano davvero d’accordo. Da allora, campagna elettorale, ad oggi, però, non sono riusciti a trovare una riforma che fosse in grado di sostituire la legge di Obama in maniera efficace.
Secondo un calcolo del Congressional Budget Office -un organo indipendente simile alla Ragioneria dello Stato italiano- da qui al 2026 circa 24 milioni di persone avrebbero perso la propria copertura assicurattiva sanitaria, se fosse passata la riforma Repubblicana.
Festeggiano per la prima volta dall’era Trump i Democratici: “I Repubblicani hanno passato otto anni a criticare duramente Obamacare, e al momento della verità non sono stati capaci di formulare una proposta alternativa decente”.
Sconfitte, maestre di vita
Trump, in una conferenza dai toni dimessi come mai accaduto in passato, spiega di avere “imparato molto” da queste settimane di negoziati, ha provato a dare la colpa del ritiro della riforma ai Democratici, senza spiegare i perché, e apre a compromessi futuri per modificare Obamacare. Indietro tutta, pare il nuovo ordine, dopo la dolorosa rottura di naso.
La colpa fu…
Alcuni sostengono che le dinamiche di questa sconfitta mostrano la debolezza strutturale di Trump di fare il presidente: Ezra Klein, direttore di Vox, ha spiegato di aver letto tutte le più recenti dichiarazioni di Trump sulla riforma, e di aver realizzato che il livello di comprensione della legge da parte di Trump era «evidentemente basso».
Una fonte di Ryan Lizza, rispettato giornalista politico del New Yorker, qualche giorno fa gli aveva detto: «i Repubblicani sono stupefatti da quanto Trump sia in difficoltà: sembra che non capisca né le implicazioni politiche né i dettagli [di questa legge]».
Troppo a destra sbatti
Poche ore prima della rovinosa disfatta parlamentare sulla riforma sanitaria, Donald Trump aveva colto il paradosso del momento con un tweet, venerdì mattina: «L’ironia è che il Freedom Caucus, che è molto “pro life” e contro Planned Parenthood, consentirà a questo organismo di continuare a operare se blocca il nostro piano». ‘Freedom Caucus’ è la corrente iper conservatrice del partito repubblicano, vicina per ideologia al vecchio Tea party: una forza con 29 seggi alla Camera dei rappresentanti. Calcoli facili: maggioranza a 216 voti e i repubblicani sono 237. Tranquilli? Manco per ridere, anzi, per piangere. Infatti, il ritiro della proposta di legge.
Ultradestra arrabbiata, e quel poco di quasi sinistra nel partito Repubblicano, pure peggio. Frank LoBiondo, spiegava al Corriere nei corridoi di Capitol Hill: «Non appoggerò una legge che taglia le prestazioni per i più deboli. I miei elettori del New Jersey, persone con bassi redditi, non lo capirebbero».
Il sud a destra della destra
Secondo il New York Times, su 33 repubblicani contrari, almeno 15 sarebbero rappresentanti del Freedom Caucus. E il presidente scopre che l’insidia può venire non solo dal blocco tradizionalista, ma anche dall’area più radicale, che pensava di poter controllare. Sono deputati che arrivano soprattutto dagli Stati del Sud, Arizona, Florida, Texas, Alabama, o dalle sacche più conservatrici della Virginia, dell’Iowa. Politici senza rivali nelle loro circoscrizioni. L’anno scorso erano stati i più pronti a dare sostegno alla rivoluzione anti-establishment promessa da Trump, e ora presentano il conto.
Il Freedom Caucus esige la cancellazione totale dell’Obamacare e non parziale come previsto dal provvedimento di Ryan; pretende l’azzeramento dei fondi pubblici per Planned Parenthood, appunto, l’ente di assistenza a favore delle donne; non vuole aumentare la spesa pubblica; chiede un taglio radicale delle tasse. A destra della destra della destra. A Trump si scopre sinistro.