
Corea, Nord o Sud, terra sempre inquieta. A Sud, Seul, capitale a trazione Usa, l’Alta Corte destituisce la presidentessa Park e si scatena la rabbia dei suoi sostenitori. Scontri in piazza e già due morti. Finisce, forse, il percorso della discussa presidentessa, ma la partita politica cruciale per la Corea del Sud inizia da oggi. Ed è partita strategica, tra gli interessi amicano-giapponesi, e il nemico di casa Kim Jong-Un e il gigante continentale cinese suo vicino di casa.
È finita con la sua cacciata la parabola imprevedibile di Park Geun–hye, la figlia del dittatore che era riuscita a farsi eleggere democraticamente e democraticamente è stata adesso mandata via.
La Corte Costituzionale ha confermato l’impeachment che il Parlamento aveva già proclamato raccogliendo i voti anche dallo stesso partito della signora.
Decisione della Corte, e festa popolare alla stazione Anguk, dove si erano riuniti gli anti-Park, con la folla scoppiata in urla di gioia alla lettura della sentenza.
Poi è cominciata la guerra a distanza di piazza, con i cortei dei sostenitori della presidente cacciata guardati a vista dalla polizia, in una capitale in stato di guerra, narrano i cronisti sul campo, piena di poliziotti antisommossa.
Lo scandalo che ha coinvolto la presidente. Le accuse alla sua amica sciamana, la maga Choi Son-sil, sua consigliera spiritual-politica, finita in galera con altri complici per tangenti di decine di milioni di dollari. Il paese è da mesi senza governo mentre dal nord il dittatore Kim Jong-un, esperimenta bombe atomiche, lancia missili, e fa assassinare – accusano i coreani del sud e gli americani – il fratellastro.
Comunque, il 9 maggio nuove elezioni. Il candidato alla presidenza favorito, Moon Jae-in, di sinistra, ha già detto che è contrario al sistema antimissilistico americano appena inviato con tanta interessata premura da Trump. A Seul intanto, la prossima settimana arriva il Segretario di Stato Usa Rex Tillerson che, in zona, vedrà anche il premier giapponese Shinzo Abe e il presidente cinese Xi Jinping.
COREA DEL SUD, ABBIAMO DETTO