
Un via vai di aerei ceduti tra pezzi dello Stato. Due Jet ‘executive’ Falcon del 31° Stormo, aeronautica militare, voli di Stato, in vendita da tempo ma senza offerte, passano dall’aeronautica all’Aise, servizi segreti esteri, e alla loro compagnia aerea, la Cai (che non quella di Alitalia), meglio nota all’Aeroporto di Ciampino dove ha sede e hangar, come ‘Air Spioni’. Tanto per tenere il segreto.
Cambio di tasca, stessi pantaloni di Stato. Tutto regolare, compresi i sospetti di ordinanza attorno alla delicata questione dei voli ‘politici’. Air Spioni è la sola compagnia di Stato, anche se non ufficialmente tale, che comunque, per sua natura, garantisce la riservatezza assoluta dei voli. Un pretesto per voli senza rischio di sputtamenti? Andreottianamente, sull’uso correto dei voli di Stati, il sospetto non è peccato.
Prima grande prova di sobrietà avviata nel 2012 da Mario Monti. Fine al circo volante della stagione berlusconiana, con ballerine e musicisti accompagnati a Villa Certosa sul l’Airbus presidenziale. Tagli i voli, e al 31mo Stormo, avanzano aerei. Agosto 2013 il premier Enrico Letta, che allora ‘stava sereno’, decide la vendita: «Tre dei dieci aerei di Stato, contiamo di ottenere un risparmio di circa 50 milioni».
Ma la crisi morde il mondo e nessuno compra. Anche perché le procedure di vendita sono macchinose. Da allora un Airbus 319 da 50 posti resta parcheggiato. Fermo dal 201q3, lo volevaqno vendere a 30 milioni, ora siamo scesi a 11 e l’aereo è ancora lì. Stesso problema per i due Falcon 900 invenduti e alla fine, ceduti all’Air Spioni, che rischiava di rimanere quasi a terra, un solo aereo, per manutenzioni varie.
Anedottica e folclore. Il più famoso dei jet segreti immatricolato I-FICV, sigla letta come “Fatevi i cavoli vostri”. Scemenze. Nel 2010 la Cai-Aise costava 38 milioni l’anno, poi tagli per tutti (anche di qualche testa), adesso i dipendenti sono 75 con un bilancio attorno ai 26 milioni. Su Repubblica, una serie di dettagli molto maligni sui certificatori dei bilanci Cai-Aise, tutti con legami tosco-renziani.
Colpi finale, rischio del ‘fuori bersaglio’, l’Airbus 340 presidenziale voluto da Matteo Renzi. È in leasing da Ethiad tramite Alitalia. ‘Usato sicuro’, spiegano i tecnici. ‘Capriccio di rappresentanza’, attaccano i critici, che polemizzano persino sulla sigla I-TALY. Altri, difendono la scelta di orgoglio e prestigio nazionale. Alternativa irrisolta tra l’esibire potenza e ricchezza, o la scelta della modestia molto democratica ma spesso molto scomoda.
VOLI DI CASA
Ad Angelino Alfano di diritto il titolo di frequent flyer istituzionale, in cima alla classifica dei ministri che si servono dell’ “aereo blu”. Da agosto a oggi il ministro degli Esteri si è imbarcato 68 volte sugli aerei messi a disposizione dalla presidenza del Consiglio. Nessuno come lui: il premier Gentiloni, fino al 12 dicembre (quando ha assunto l’attuale carica e, in base alle norme, non deve più far registrare l’utilizzo dei voli di Stato), si ferma a 43, la ministra della Difesa Roberta Pinotti a 31. Al quarto posto il ministro Claudio De Vincenti, titolare della Coesione Territoriale, che si è spostato venti volte da un punto all’altro dello Stivale.
Poi il Guardasigilli Andrea Orlando (12), il titolare dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (11) e il ministro dell’Interno Marco Minniti, che dalla nomina di metà dicembre a oggi ha preso 10 volte il volo di Stato. La flotta è sempre tra le nuvole. In media, dalla scorsa estate, più di un decollo al giorno. Anche se con il governo Gentiloni la media si è abbassata: da 1,25 a 0,75 voli ogni 24 ore.
AVEVAMO GIA’ DETTO