Il principe bin Salman e gli azzardi arabo sauditi

Vice principe ereditario e ministro della difesa dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, a soli 30 anni. Ma al giovanotto tutto questo non basta, e vuole accaparrarsi la successione il regno del petrolio e della arretratezza, alla morte del padre, in buona salute, ma con impegnativi 81 anni.

Gwynne Dyer, il giornalista canadese che vive e Londra e che studia il mondo, tratta abbastanza male l’oggi il 31enne principe saudita rampante. Dove mette mano lui, arrivano guai, e Dyer cita una nota dei servizi d’intelligence tedeschi, il Bnd, in cui il principe viene definito “un giocatore d’azzardo”. Peggio: un giocatore che scommette sui cavalli sbagliati.

Esempi? Il principe, è in carica da appena un anno quando decide il massiccio intervento militare nella guerra civile yemenita. Questo dopo aver spinto l’Arabia Saudita a sostenere apertamente i ribelli nella guerra civile siriana. Aveva anche preso l’audace decisione di mantenere alta la produzione petrolifera, lasciando che il prezzo del petrolio crollasse, forse per colpire la Russia che a costi di estrazione molto più alti. Ma non è andata così.

YEMEN
La prima scommessa fallita è stata intervenire nello Yemen con una campagna di bombardamenti aerei che ha ucciso almeno diecimila yemeniti (circa metà dei quali civili) ed è costata all’Arabia Saudita decine di miliardi di dollari, precisa Gwynne Dyer su Internazionale.
Il principe aveva promesso un intervento rapido e limitato che avrebbe sconfitto i ribelli sciiti houthi e riportato al potere l’ex presidente sunnita Hadi. La cosa si è trasformata in una lunga guerra di logoramento: gli houthi controllano ancora la capitale Sanaa, e Hadi non tornerà a casa presto.

ALEPPO
Seconda scommessa, il sostegno ai ribelli siriani, è fallita a dicembre, quando l’esercito siriano ha riconquistato Aleppo con l’aiuto dell’Iran e della Russia. I ribelli non controllano più nessuna delle principali città siriane, e l’Arabia Saudita dovrà accettare che Bashar al Assad resti al potere.
E il sostegno dell’Arabia Saudita ai ribelli siriani è svanito quando l’esercito ha riconquistato Aleppo.

PETROLIO
Ma la principale scommessa di Mbs (così ama farsi chiamate il principe ministro) è ripristinare il dominio saudita sui mercati petroliferi mondiali, mandando in bancarotta, assieme ai russi, i nuovi concorrenti, i produttori statunitensi che estraggono petrolio dalle rocce tramite il ‘fracking’.
Raddoppio della produzione petrolifera Usa ed eccesso di offerta che abbassava il prezzo del petrolio.
Poi il principe ha deciso di peggiorare ulteriormente le cose. Ha calcolato che i produttori statunitensi (e russi in Siberia), i cui costi di estrazione sono più alti di quelli sauditi, sarebbero falliti se il prezzo del petrolio fosse rimasto basso a lungo. Quindi l’Arabia Saudita ha mantenuto alta la sua produzione di petrolio, convincendo gli altri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, l’Opec, a fare lo stesso.

MILIARDI IN FUMO
Negli ultimi due anni il prezzo del petrolio è sceso diverse volte sotto i trenta dollari al barile, ma le cose non sono andate secondo i piani. I ‘fracker’ statunitensi hanno sospeso temporaneamente le loro operazioni meno redditizie, in parte ha frenato anche la Russia, ma nel frattempo l’Arabia Saudita ha bruciato circa cento miliardi di dollari all’anno di riserve monetarie per mantenere servizi e sussidi statali, corte e cortigiani.

LA SCONFITTA
A novembre la resa. L’Arabia Saudita e i suoi partner dell’Opec hanno tagliato la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno, mentre Russia e Kazakistan hanno contribuito con un altro mezzo milione di barili in meno al giorno. Il prezzo del petrolio è risalito a 55 dollari al barile. Le entrate dell’Arabia Saudita sono migliorate e le tensioni politiche interne legate al taglio degli stipendi e dei sussidi si sono allentate.
Il principe non è uno stupido, sostiene Dyer, e tutto questo lo doveva sapere. Ma allora perché lo ha fatto? Troppa fretta di ottenere risultati. Avventatezza, la diagnosi politica. Mohammed bin Salman è arrivato così in alto a un’età così giovane solo grazie al sostegno di suo padre, re Salman, salito al trono nel gennaio del 2015.

CACCIA AL TRONO
Ma il re ha 81 anni e suo figlio non è sicuro di essere il suo erede. Di solito il successore al trono saudita non è il figlio del re, ma un principe di alto rango scelto dai suoi pari come il più adatto a regnare.
L’attuale principe ereditario è Mohammed bin Nayef, che ha 53 anni. Il titolo di vice principe ereditario non esisteva prima, e anche questo Mbs lo deve a suo padre.
Per avere qualche possibilità di salire al trono quando Salman morirà, il principe Mohammed bin Salman deve dimostrare in fretta di meritare l’incarico.
Per questo si è lanciato in scommesse così rischiose e con una posta in gioco così alta PER centrare il suo obiettivo. E Gwynne Dyer, non rassicura su ciò che deve aspettarsi il mondo, perché il principe Mohammed bin Salman, dovrà scommettere ancora molto se vorrà vincere l’assurdo regno del petrolio.

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