
Sabato sera, proprio mentre il presidente Trump cenava col premier giapponese Shinzo Abe nella sua residenza della Florida a Mar a Lago, Pyongyang ha lanciato un missile verso il mare che la separa da Tokyo. Un Musudan di media gittata che ha viaggiato per circa 500 chilometri, prima di esplodere. Messaggio politicamente chiaro, inequivocabile, dicono gli esperti.
E il mondo scopre che il personaggio Kim Jong-un, sino a ieri soprattutto oggetto di scherno, rappresenta un pericolo reale in un’area del mondo decisamente strategica tra Cina, Giappone e oceano Pacifico, che gli Usa considerano mare americano.
L’intelligence sudcoreana e americana avevano segnalato i preparativi del lancio da settimane. Scelta di tempi mirata, ad anticipare, con avvertimento, le esercitazioni militari annuali congiunte tra Seul e Washington, le «Key Resolve/Foal Eagle», che quest’anno si annunciano come le più grandi e su vasta scala mai organizzate come deterrenza verso il Nord.
Provocazione continua, da una parte e dall’altra, per arrivare dove? I rischi a questo punto, Trump in pista negli Usa, diventano davvero pericolosi.
Pyongyang ha confermato di aver effettuato il test di un missile balistico a medio-raggio capace di trasportare una testata nucleare. Kim era presente al lancio ed ha sottolineato che adesso il suo Paese ha un nuovo strumento per trasportare armi nucleari.
Un’iniziativa “assolutamente intollerabile”, ha tuonato il premier nipponico Shinzo Abe in una video dichiarazione insieme a Trump dalla sua residenza privata in Florida.
«Voglio che tutti capiscano e sappiano che gli Stati Uniti sono al 100% al fianco del Giappone, un grande alleato», ha affermato il tycoon.
Il Giappone ha preannunciato una protesta formale all’Onu contro la violazione sistematica degli obblighi contenuti nelle numerose risoluzioni a carico di Pyongyang per i test balistici e nucleari, mentre in Corea del Sud il premier ha assicurato che il Paese avrebbe adottato una risposta adeguata ‘d’intesa con la comunità internazionale’. Attendono ordini da Washington.
Quesito: sin dove vuole arrivare la comunità internazionale nel confronti della piccola ma imprevedibile Corea della dinastia dei Kim, terza generazione, all’apparenza la più caricaturale, ma anche la più pericolosa per armamenti reali e non solo proclamati?
CATTIVI PENSIERI
Di Mimmo Lombezzi