Chi parla a nome degli esclusi e dei senza tutela?

L’illusione di avere qualcuno che parla a nome degli esclusi, dei senza tutela, di quelli insomma che vivono in condizioni di rischio e non hanno previsioni di cambiamento, sta dissestando il nostro sistema sociale, intrecciato alle manovre di una politica che non ha ancora capito di non avere più titolo per parlare in maniera credibile.

Il nostro è ormai un tempo dei risentimenti senza palliativi, dove l’accumulo dei rancori e dei sospetti toglie ogni credibilità a quanti pensano di spandere pensieri ragionevoli e chiamano a confrontarsi con parole che un tempo risuonavano ancora e oggi sono peggio che vuote.
Qual’ è la verità, dove cercarla, a chi affidarsi?

Interrogativi retorici che per i più sono ormai privi di senso.
Tutta la nostra ragionevolezza, l’illusione illuminista che ci ha fatto predicare l’uguaglianza avvallando nei fatti la sconfitta dei più, oggi si ritorce contro di noi, nella reazione ‘irragionevole’ di quanti hanno visto svanire le speranze contrabbandate da elite prive di spessore quanto avide di successo.

Cosi’, in questo sgretolamento di certezze, non ha nessun significato perseguire il vero, non presenta alcun appeal il richiamo a principi o a valori, visto che ormai il carico di emozioni e il rifiuto che si portano dentro sta devastando ogni rapporto e distruggendo legami che appaiono come nodi scorsoi.

Questo nostro mondo non ha più interpreti legittimati, e la deriva porta solo a cercare qualcuno che si qualifichi sposando le paure più negative in circolazione, in una ipostasi ostentata e benedetta che ci faccia ricomporre scampoli di convergenza, così da avere almeno un nemico che dia un senso qualunque a un quotidiano privo di alternative.

Se non si capisce che non sarà la logica delle nostre certezze, nè l’astratta razionalità delle costruzioni miseramente franate nel frattempo, a tirarci fuori da questa impasse vischiosa, la rivalsa dei perdenti storici non troverà certo soluzione ma intanto condannerà tutti a un destino di sconfitta.

Che ci piaccia o no bisogna tornare a nuotare nell’acqua reale, per quanto sgradevole e torbida; non pretendere di imporre quello che non siamo stati capaci di far funzionare; e soprattutto abbandonare l’idea che vincere consentirebbe di aggiustare le cose a modo nostro.
Quel tempo è finito.

Tags: politica
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