Il suicidio dell’arroganza, il Paese e la segreteria Pd (litighiamo un po’)

Quest’ansia da rivalsa che sembra abbia invaso Renzi ha così poco di politico che si è portati a dubitare seriamente non tanto delle sue capacità ( che pure qualche problema lo sollevano) quanto piuttosto della lucidità che aveva consentito a molti di attribuirgli dei crediti sproporzionati.
Evidentemente il baldo giovane aveva offerto credenziali taroccate che più di qualcuno aveva preso per buone.
E ora siamo al redde rationem.

Quello che stupisce è l’ostinazione con cui il nostro, evidentemente colpito e non arreso, sta perseguendo un disegno di pura follia, alla ricerca di un recupero che, a parere dei più saggi, rischia di tradursi in una debacle catastrofica.
Che senso ha andare alla prova di forza elettorale, in condizioni di oggettiva debolezza, per affermare ancora il proprio potere di decisione ma, soprattutto, cercando nel lavacro elettorale,
lo strumento per regolare i conti interni al PD, e così costringere i riottosi ad andarsene?

L’incompatibilità interna che sta minando il partito è il frutto di tante ambiguità cui è stato consentito di convivere a forza, ma non è chi non veda come l’ideologia renziana, esasperata nei toni, forzata nei comportamenti ed esplicitata nella scelta dei collaboratori, abbia di fatto costretto, chi nella sinistra ha una storia e conserva un afflato non strumentale, a sentirsi progressivamente espropriato della propria casa.

Cosa resta degli ideali e delle battaglie fatte negli anni se l’obiettivo ora è cercare comunque un risultato, sia come sia la compagnia di giro, su temi e programmi che hanno ormai solo l’involucro delle parole d’ordine e risuonano ai più vuoti, ripetitivi e senza eco?
Basterebbe fermarsi un poco in questa giostra rutilante di nullità per rendersi conto che i tempi sono cambiati, il mondo sta andando indietro, e recuperare radici e strumenti diventa indispensabile per fronteggiare quanto ormai ci sta sfuggendo.

Mentre, se l’onda è quella che si intravvede, ciò che ci possiamo aspettare è questa sfida perdente che richiama più il ‘ Sansone deciso a scomparire con tutti quelli che ritiene filistei’ di quanto non si rifaccia alla mitologia epica di uno scontro all’OK Corral.
Seguirlo in questo suicidio non è saggio.
Anticipare i tempi, per riconquistare il proprio spazio e la propria ragion d’essere, è un tentazione che ha qualche fondamento per la sinistra.
Bisognerebbe essere chiari e decisi.
La gente non ama più queste manfrine.

CATTIVI PENSIERI
Di Mimmo Lombezzi

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