Migranti dalla Libia, l’Ue promette e l’Italia prova a crederci

L’ottimismo della ‘buona volontà’ forse, da parte dell’Unione europea che su fronte del contrasto alla migrazione clandestina via mare ha saputo fare sino adesso ben poco. Problema quasi tutto italiano.
Ma adesso il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, polacco, in Libia forse per la prima volta
«Pronti a chiudere la rotta verso l’Italia dalla Libia come fatto nella rotta del mediterraneo orientale. Serve determinazione. Lo dobbiamo a migranti e agli italiani», titola l’Ansa. La determinazione di chi, mister Tusk?

Tanti buoni propositi. «Interesse comune di Unione europea e Libia ridurre i numeri di migranti irregolari che rischiano le loro vite nel Mediterraneo centrale». Peccato che più pezzi politici e tribali libici, sul traffico di esseri umani basano il loro potere la ricchezza.
’Ue sta valutando soluzioni relative ai barconi in partenza dalla Libia, all’accoglienza dei profughi,
A contrastare tanto ottimismo targato Ue, l’analisi offerta dal generale Paolo Serra nell’audizione del 26 gennaio al Copasir. Serra è consigliere speciale dell’inviato Onu in Libia Martin Kobler. Secondo lui, la situazione in Libia resta fragile, e il generale Khalifa Haftar, capo dell’ala militare che fa capo al governo di Tobruk, avversario di Sarraj, sta acquistando sempre più potere, supportato da Russia ed Egitto.

Come a dire, in Libia, Roma e Bruxelles hanno sbagliato interlocutore. Più lucido Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per la migrazione, che il 24 gennaio dichiarava alla Commissione Libertà civili del Parlamento europeo: «Non possiamo duplicare con la Libia l’accordo Ue-Turchia, la situazione non è comparabile in Libia».
Ma allora, chi conta balle?
Le sole certezze, la instabilità politica della Libia, povertà diffusa, guerre e violenze e governi traballanti nei Paesi confinanti con la Libia, e le divisioni tra gli stessi Stati dell’Unione europea.

Tags: migranti
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