Yemen, verso la guerra totale con gli Usa in campo

Troppa guerra nello sperduto Yemen, troppi protagonisti in campo, troppe azioni armate eclatanti a segnare un’escalation che non si sa dove potrebbe portare.

1. All’alba di domenica 28 gennaio un commando delle forze speciali americane ha compiuto un’incursione nel distretto yemenita di Yakla, uccidendo almeno 14 guerriglieri affiliata ad AQAP, Al Qaeda nella Penisola Arabica, una branca ancora molto attiva dell’organizzazione famosa per gli attacchi dell’11 settembre 2001.
2. Effetti collaterali dell’attacco Usa. Uccisa Nora, la figlia di 8 anni di Shaykh Anwar Al-Awlaqi ideologo di Al Qaeda ucciso a sua volta anni addietro in un’altra azione Usa. Lo denuncia il gruppo jihadista Al Maqalaat. La prima azioni militare Usa a comando Trump, ha provocato 30 vittime, tra cui 10 donne e 3 bambini.

Nora, la bimba di 8 anni uccisa nell'incursione

Nora, la bimba di 8 anni uccisa nell’incursione

3. Ottobre 2016. I tre missili Tomahawk lanciati dal cacciatorpediniere americano Nitze contro postazioni radar dei ribelli sciiti Houthi aprono una nuova fase del conflitto in Yemen. Per la prima volta Washington ha colpito direttamente, dopo aver appoggiato per un anno e mezzo la coalizione sunnita guidata dall’Arabia Saudita.
4. Assalto dei ribelli Houthi che colpiscono una nave da guerra saudita nel Mar Ross con barchini bomba.La tecnica della barca-kamikaze è stata usata per la prima volta da Al-Qaeda il 12 ottobre 2000, proprio davanti alle coste dello Yemen, per colpire il cacciatorpediniere statunitense Uss Cole. Morirono 17 marinai, e 39 feriti.

La fregata saudita colpita dei 'barchini' Hutu

La fregata saudita colpita dei ‘barchini’ Houti

L’incursione Usa
Dunque le forze speciali Navy Seals hanno compiuto un raid contro Al-Qaeda, all’interno delle zone desertiche dello Yemen. Guerra nelle guerre. Nei due anni di guerra civile, cominciata con la cacciata del presidente Hadi dalla capitale Sanaa da parte dei ribelli Houthi, gli islamisti ne hanno approfittato per occupare vaste porzioni dei territori meno abitati.
Il presidente-despota, Hadi, è appoggiato da una coalizione di una ventina di Paesi sunniti, anche se solo Sudan, Qatar ed Emirati hanno partecipato attivamente al fianco delle truppe governative e dei sauditi.

Il commando entrato in azione era formato da uomini del Team 6 dei Navy Seal, fornisce i dettagli LookOut, lo stesso Team che nel 2011 nell’operazione in cui venne ucciso Osama Bin Laden. Gli incursori, con la protezione di elicotteri da combattimento Apache e di droni Reaper armati di missili, hanno attaccato le abitazioni in cui vivevano membri della famiglia di Abdul-Raouf al-Dhahab, ritenuto uno dei capi di AQAP. Gli effetti collaterali, quelli già descritti sopra.

Regole di ingaggio, mano libera
Azione abbastanza confusa, sembra di capire, quei 45 minuti di combattimento dove oltre ai civili, ci sarebbero morti e feriti anche tra gli assaltatori americani, ammette il ‘Joint Special Operations Command’, l’unità che da Tampa in Florida comanda le attività di tutte le forze speciali americane. Pensata da Obama, eseguita da Trump. L’operazione contro Al-Dhahab era stata pianificata da mesi ma era stata rimandata più volte per il timore di “danni collaterali”. Appunto.

Al momento del suo insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump ha ordinato con un apposito executive order ai militari una revisione completa di tutti i piani di attacco contro l’ISIS e contro i gruppi affiliati ad Al Qaeda, eliminando tutte le restrizioni decise da Obama nell’impiego di truppe sul terreno e molti dei limiti operativi imposti alle ‘regole d’ingaggio’ per evitare vittime tra i civili.

Dai Droni agli stivali sul terreno
‘Boots on the ground. Oltre all’incursione ad Abbottabad contro Osama Bin Laden, l’ex presidente Obama aveva ordinato l’utilizzo di truppe aviotrasportate solo in altre due occasioni, in due tentativi di liberazione di ostaggi nello Yemen. Il primo nel novembre 2014, quando un commando delle forze speciali americane ha liberato 8 prigionieri di Al Qaeda nella parte orientale del Paese, e il secondo nel dicembre dello stesso anno, finito male con la morte di due ostaggi, un giornalista americano e un imprenditore sudafricano.

Con Trump si cambia. Un nuovo presidente che mostra molti meno scrupoli nell’allentare le ‘regole d’ingaggio’ alle sue truppe e appare deciso a mantenere un’altra delle sue promesse/minacce elettorali: quella di una guerra senza quartiere al radicalismo islamico e alle sue filiazioni terroristiche agendo sul campo. Il problema poco rassicurante resta il giudizio di Trump su chi sarebbero i terroristi a cui fare guerra.

Tags: guerra Yemen
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