
Le leggi elettorali frutto del lavoro della magistratura e non della politica, come dovrebbe essere, e molto peggio ancora. Ad esempio, se andassimo a votare oggi, con l’attuale ‘Italicum’ ridisegnato dalla Corte Costituzionale, nessuna alleanza avrebbe i numeri per formare una maggioranza di governo. Né centrosinistra, né centrodestra, con il fronte «antisistema» più numeroso per un pelo, ma sua volta nell’impossibilità di governare.
Prova a fare i conti il Corriere della Sera, con gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto, ed ogni possibile alleanza resta sotto la soglia dei 315 deputati necessari per fare maggioranza. Sì, perché nessuno andrebbe ad incassare il ‘premio di maggioranza’, tutti lontani dal 40” di consensi richiesti.
Il ritorno all’antico e alle alleanze, come logica della politica. Ma anche qui, guardando la simulazione Ipsos per il Corriere, non è semplice.
Le alleanze possibili quasi impossibili
Un’alleanza «neo ulivista», con il Pd che guarda a sinistra, si fermerebbe a 223 deputati.
Per il centrodestra più largo possibile è ancora peggio: 211.
E le larghe intese, di cui si sente parlare come possibile scenario post-elettorale? Mettendoci dentro tutti, salvo i nemici dichiarati, arrivano a quota 305 deputati.
Quanti quelli di un ipotetico fronte «anti-sistema» immaginando assieme Lega, Fratelli d’Italia con i 5 Stelle, che resta una ipotesi da sempre respinta da Grillo oltre che difficile solo da immaginare.
Questi numeri riguardano solo la Camera. A metterci dentro anche il Senato, con un sistema ancora diverso, saremmo alla lotteria.
Il manicomio tra Senato e Camera
Il Presidente del Senato Luigi Grasso, uomo di legge, prova a spiegare alcune ‘complessità’ assurde. «Due leggi elettorale: per il Senato il Porcellum modificato e ribattezzato Consultellum e alla Camera l’Italicum con le parziali bocciature di incostituzionalità. Questo comporta che fin da ora possiamo vedere che ci sono parecchie differenze, di cui bisogna prendere atto; e queste differenze sono sotto gli occhi di tutti».
Quali? Oltre la lotteria. «Premio per la lista alla Camera, mentre al Senato ci sono le coalizioni. Le soglie di sbarramento sono diverse: il 3% alla Camera e l’8% al Senato che però può ridursi al 3% nei partiti coalizzati ma se la coalizione supera il 20%. Le preferenze di genere alla Camera e la preferenza unica al Senato. Infine i capilista nominati alla Camera e la preferenza al Senato. Le pluricandidature con sorteggio alla Camera e non al Senato».
La Corte costituzionale decide solo un po’
Secondo i giuristi che hanno presentato il ricorso alla Corte, erano tre le incostituzionalità evidenti dell’Italicum. La Corte ne ha rilevate e rimosse solo una e mezza. E il pasticcio cresce. Via il ballottaggio, ma rimane l’esorbitate premio di maggioranza alla lista che ottenesse il 40% dei voti. Il 14% il più sui 630 seggi parlamentari. Alla faccia del premio. Poi la questione dei capilista e dei secondi di lista, nominati dai capipartito con l’entrata in Parlamento quasi garantita. Adesso non vale più la cooptazione decisa dal capo partito, ma dalla botta di fortuna. Sorteggio. E si torna alla quasi lotteria. In discussione, il costo della governabilità imposto alla democrazia. E quanto costa la personalizzazione del potere per la nomina a deputato dei capilista anche se lasciati alla sorte?