Il gelido capodanno con la Russia prima di Trump

Botto politico di fine anno. Barack Obama annuncia nuove sanzioni alla Russia espellendo 35 diplomatici russi per ingerenza nelle elezioni presidenziali statunitensi.
Lo stesso giorno Putin ha annunciato la tregua in Siria, che pare anche funzioni, e poi fa il grande non ritorcendo su degli americani, la ‘diplomazia irresponsabile’ del collega.
Sembra di essere tornati indietro di 40, 50 anni. La guerra fredda e il mondo diviso in blocchi. L’Urss da una parte l’Occidente e gli Stati uniti dall’altra, con eserciti contrapposti.

Ma forse, ciò che accade oggi, è cosa molto più piccola e di basso profilo. Obama che attacca ‘suocera’ Russia perché ‘nuora’ Trump intenda. Un conflitto tutto inter-americano che ha origine recente nell’architettato incendio ucraino e nelle sanzioni imposte sia alla Russia che all’Europa che le applica a suo danno. Ma non solo danni dall’ultimo Obama.
Lo stop alle trivelle in Artico e Atlantico, ad esempio, e l’astensione al Consiglio di sicurezza Onu che ha condannato l’illegalità delle colonie israeliane.
Ma anche qui, scelte che vanno interpretate come ostacolo all’operatività del neo-eletto Trump all’ormai vigilia di insediamento alla Casa Bianca.

Tommaso Di Francesco su Il Manifesto fa due conti. «Otto anni di presidenza Obama corrispondono a 2.920 giorni. Com’è possibile che solo negli ultimi 27 si sia accorto che le trivellazioni dell’Artico e dell’Atlantico corrompevano e inquinavano l’ambiente del mondo intero? E per quel che riguarda il conflitto israelo-palestinese, come denunciare solo negli ultimi 20 giorni di presidenza che gli insediamenti israeliani compromettono la soluzione «due popoli per due Stati»? Facile contestazione, dove eri Obama mentre tutto ciò accadeva?
E l’ultima e poco convincete teoria che sarebbero gli hacker russi i responsabili della sconfitta di Hillary Clinton e dell’avvento di Trump.

Le tappe dello scandalo
I servizi segreti (Fsb) e militari (Gru) di Mosca sono accusati di aver hackerato le email del Partito democratico statunitense durante la campagna elettorale.
“Secondo i servizi segreti statunitensi -racconta Internazionale– la Russia ha manovrato attacchi hacker contro il comitato del Partito democratico statunitense e in particolare contro la candidata Hillary Clinton, così da favorire la vittoria del repubblicano Donald Trump. Infatti, durante la campagna elettorale migliaia di email contenenti informazioni private dei componenti del partito democratico sono state rese pubbliche tramite il sito Wikileaks”.

“Lo scandalo è scoppiato nel giugno del 2016, quando CrowdStrike, una società americana di sicurezza informatica, annunciò che due gruppi di hacker, ‘Fancy bear’ e ‘Cozy bear’, erano riusciti ad accedere ai computer del Partito democratico. In seguito ad accertamenti da parte di 17 agenzie di intelligence statunitensi, le accuse sono state confermate il 7 ottobre. Nel pieno della campagna elettorale, con l’avvicinarsi dell’8 novembre, giorno del voto, si è assistito alla pubblicazione quotidiana di email rubate dall’account di John Podesta, capo della campagna elettorale di Clinton”.

“Dopo la vittoria di Trump, -sempre da Internazionale- il Washington Post ha pubblicato un documento della Cia che confermava l’intervento della Russia nel favorire la vittoria del miliardario newyorchese. Il 12 dicembre, il congresso ha annunciato l’apertura di un’inchiesta parlamentare sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali”. Mosca, è noto, ha sempre negato ogni coinvolgimento, mentre Barack Obama, sulla base dei sospetti e dei dati rilevati dall’intelligence, ha adottato misure punitive nei confronti della Russia.

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