
La decisione di Obama di astenersi nel corso del voto al Consiglio di sicurezza che condanna la politica di colonizzazione israeliana nei Territori occupati palestinesi non è stato solo un ultimo dispetto verso Netanyahu, sostiene Gwynne Dyer, il giornalista e analista canadese che vive e lavora a Londra.
Obama esprime una visione radicalmente diversa di ciò che è la sicurezza nel lungo periodo per Israele: una visione che condivide con la maggior parte degli osservatori esterni, ma con un numero sempre minore d’israeliani, e questo lo sta scoprendo l’occidente tra molte amare sorprese.
Quello che invece potrebbero scoprire un giorno gli israeliani, questa è la considerazione chiave,
che la sicurezza a lungo termine d’Israele dipende ancora dalla capacità di ottenere una pace equa e duratura con i suoi vicini arabi, palestinesi compresi.
Perché, «Non si può essere certi che gli stati arabi saranno sempre relativamente poveri e mal governati, né che Israele sarà sempre l’imbattibile superpotenza militare della regione».
L’iracondo Benjamin Netanyahu
Il mondo ha visto un primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu molto ‘infastidito’ dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha condannato la creazione d’insediamenti ebraici illegali in tutta la Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est.
Lui, arrogante come sempre, ha convocato e strigliato gli ambasciatori di tutti i paesi occidentali che hanno votato per la risoluzione. Ha sgridato perfino l’ambasciatore degli Stati Uniti, anche se Washington si è limitata ad astenersi nel corso del voto al Consiglio di sicurezza.
Sgarbo che Netanyahu si è potuto permettere perché l’amministrazione Trump, che presto s’insedierà, ha promesso di condurre una guerra senza quartiere alla risoluzione.
Cosa c’è dietro per tanta rabbia?
La risoluzione non è altro che una serie di parole, ma si tratta di parole che dal 1979 non trovavano posto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, ci ricorda Dyer. Gli Stati Uniti avevano infatti sempre usato il loro diritto di veto contro quelle parole. Gli insediamenti ebraici in terra palestinese occupata «sono illegali, contro il diritto internazionale, e un ostacolo al raggiungimento della soluzione dei due stati».
Una verità quasi universalmente accettata perfino in Israele, un tempo. Territori arabi occupati nella guerra del 1967, vista come opportunità di pace. Israele otteneva una formidabile moneta di scambio: se gli arabi volevano recuperare i loro territori, avrebbero dovuto firmare dei trattati di pace con Israele e accettare di demilitarizzare quei territori. Ma anche allora una minoranza d’israeliani voleva tenersi per sempre i territori conquistati, ripopolandoli con coloni ebrei.
Neranyahu e la guerra demografica
Il movimento dei coloni cominciò lentamente. Quindici anni dopo la conquista c’erano appena centomila ebrei che vivevano nei Territori occupati, poi duecentomila nel 1990, raddoppiati nel 2002. Oggi sono almeno seicentomila, addirittura 750mila secondo alcune stime. E il progetto è quello di avere per il 2030 almeno un milione di coloni ebrei nei Territori occupati. Ed ecco perché Netanyahu evita ogni reale trattativa di pace con i palestinesi.
Naturalmente non può dirlo apertamente, osserva sempre Gwynne Dyer su Internazionale, «Ed il premier israeliano deve continuare a mentire, il che manda su tutte le furie Obama. Nel 2011 l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in una conversazione fuori onda con Obama, disse a quest’ultimo: “Non lo sopporto (Netanyahu). È un bugiardo”. E Obama gli rispose: “Tu sei stanco? E io, che devo vedermela con lui ogni giorno?”».
Netanyahu-Trump o ‘resto del mondo’?
Per Obama e per altri non israeliani, la sicurezza a lungo termine d’Israele dipende ancora dalla capacità di ottenere una pace equa e duratura con i suoi vicini arabi, palestinesi compresi. Gli insediamenti compromettono le prospettive di un simile accordo. Ma per un numero crescente d’israeliani, la cosa è irrilevante, e Israele dovrebbe impossessarsi di tutta Gerusalemme est e della Cisgiordania.
Gli insediamenti ebraici sono effettivamente illegali per la convenzione di Ginevra, e non esiste un singolo governo al di fuori d’Israele che li ritenga legittimi. Ma conta poco. Donald Trump presidente Usa bloccherà ogni altra risoluzione simile, anche se è difficile che possa vanificare quest’ultima.
Altri scontri diplomatici, altre colonie ebraiche, altra disperazione palestinese e altri attentati. E dovremmo aspettare molto prima di sapere se il futuro d’Israele sarà quello pensato da Netanyahu e Trump, o quello di Obama e di quasi tutti gli altri leader mondiali.