
Regalo sorpresa di Obama al mondo. Regalo per molti, sorpresa sgradita per molti altri, forse meno numerosi ma molto più potenti. Soltanto un ‘non voto’, una astensione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ieri sera ha approvato una risoluzione di aperta condanna degli insediamenti coloniali israeliani costruiti contro il diritto internazionale nei Territori palestinesi occupati.
Le colonie non hanno validità legale».
Il colpo di coda di Obama che Benyamin Netanyahu temeva e che ha cercato in tutti i modi di impedire.
Gli Stati Uniti non possono appoggiare gli insediamenti coloniali e la soluzione dei Due Stati nello stesso tempo, ha spiegato l’ambasciatrice americana all’Onu, Samantha Power. Rabbiosa la reazione di Israele.
«Né il Consiglio di sicurezza dell’Onu né l’Unesco possono spezzare il legame fra il popolo di Israele e la terra di Israele», ha urlato l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon.
Salvo il ‘dettaglio’ che i Territori palestinesi occupati non sono parte di Israele.
Partita anche personale, oltre che politica quella giocata ieri all’Onu. Obama che restituisce qualche dispiacere a Netanyahu e il premier israeliano che conferma la sua aggressività. Un ‘me ne frego’ all’israeliana. «Non rispetteremo la risoluzione». Questa come tante altre.
Rabbia israeliana nei confronti dell’amministrazione Obama, salvo dimenticare il recente via libera della Casa Bianca a un piano di aiuti militari a Israele per 40 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Ma gli Stati Uniti sono un conto, Obama e la sua amministrazione, altro conto. Obama personalmente e il segretario di stato John Kerry accusati di aver messo in atto una «spregevole mossa contro Israele alle Nazioni Unite».
Battaglia diplomatica sotterranea senza esclusione di colpi per evitare quelle risoluzione Onu, racconta Michele Giorgio su Nena News. Netanyahu impegnato a frenare l’Amministrazione Obama. Pressioni sugli egiziani, promotori del progetto di risoluzione. L’aiuto del presidente eletto Usa Donald Trump che è intervenuto in ogni modo, per far congelare il voto.
Trump, in una conversazione telefonica con il leader egiziano Abdel Fattah al Sisi, aveva messo le cose in chiaro: al comando presto ci sarò io, l’Egitto riceve sostanziosi aiuti americani, Israele e le sue politiche non si toccano.
E il Cairo giovedì aveva ceduto.
«La decisione del Cairo di ritirare la risoluzione rappresenta il primo concreto atto della cooperazione tra Trump e Netanyahu»,celebrava la tv israeliana Canale 2. Ma Obama non ha desistito e ieri ha voluto rompere un percorso di politica estera mediorientale ricco soprattutto di esitazione, con un colpo a sorpresa, anche se di dubbia efficacia pratica.
Gerusalemme: «Israele non vede l’ora di lavorare con il presidente Trump per arginare gli effetti di questa risoluzione assurda».
Palestinesi, Abu Mazen: «Il voto è un’unanime condanna internazionale delle colonie, oltre ad essere un forte sostegno allo soluzione a due Stati».
Due popoli due Stati, un impegno che diventa sogno. I dono da chiedere a Babbo Natale per non si sa quale anno del forse futuro.