
Il giovane era stato fermato per un controllo dei documenti ma ha estratto la pistola e ha colpito uno dei due poliziotti. L’altro lo ha ucciso. È accaduto alle tre di notte. L’epilogo della strage di Berlino stretto in una riga. Ma in quei trenta secondi in cui è durata la ‘sequenza’, mille dettagli che avrebbero potuto proporci ben altra vigilia natalizia. È accaduto alle tre della notte tra giovedì e venerdì, in piazza 1° Maggio, Sesto San Giovanni, periferia di Milano, davanti alla stazione dei treni. Normale controllo di polizia, routine, per agenti non di prima linea sul fronte antiterrorismo, come quelli che ognuno di noi vede sottocasa, ma per fortuna, attenti e ben svegli.
Due agenti hanno fermato un giovane magrebino che camminava da solo nel buio e gli hanno chiesto i documenti. Il ragazzo, in un italiano abbastanza buono, ha detto di non averli con sé. Invitato a svuotare le tasche e a mostrare cosa avesse nello zaino, prima tira fuori lo shampoo e cose per l’igiene personale, tranquillizza chi lo controlla, poi, all’improvviso tira una pistola calibro 22 e spara a uno degli agenti ferendolo alla spalla, e si accovaccia dietro la macchina urlando «Poliziotti bastardi». A quel punto l’altro agente, in prova e con 9 mesi di servizio, spara un colpo che prende l’ancora anonimo sparatore al petto. Banditi alla periferia di Milano, sembrava.
Era l’epilogo internazionale dell’ultimo attacco terroristico in Europa. La risposta a quelle 12 vite stroncate a Berlino data in italiano anche per la povera Fabrizia Di Lorenzo. La conferma che lo sparatore ucciso era Anis Amri è arrivata anche dalle impronte digitali. Nessun documento d’identità ma solo un biglietto del treno che da Chambery in Francia, passando da Torino, lo ha portato a Milano. L’ipotesi è che l’attentatore di Berlino volesse raggiungere il Sud Italia. Da capire come sia riuscito a raggiungere la Francia dalla Germania. Nello zaino, un coltellino e qualche centinaio di euro. «Un fantasma che non lasciava traccia», dice il questore di Milano De Iesu.
Fantasmi, appunto. Oggi è finita così, per buon addestramento dei due giovani poliziotti e un po’ di buona sorte. Tutti i meriti al nostro sistema di sicurezza, ma sapendo ora, nel momento del successo, che tutta la bravura di tutte le forze dell’ordine che volete, non potrà mai garantire al 100 per cento la nostra sicurezza contro un nemico ‘fantasma’. Amri ucciso un po’ per caso, e il riconoscerlo non toglie nulla al merito di chi lo ha fermato, ma un assassino stragista altrimenti di fatto introvabile rispetto a qualsiasi capacità investigativa al mondo, a qualsiasi intelligence che spii anche i respiri più segreti del pianeta. Cogliere la portata della sfida ed evitare commenti irresponsabili.
POI L’IMPIETOSO MIMMO LOMBEZZI