Berlino-Aleppo, i nostri morti, i loro morti

Con la battaglia di Aleppo si é finalmente imposta l’evidenza degli scenari, con la probabilitá di condividere qualche analisi sul pericolo terrorista che minaccia la nostra vita quotidiana. Per quanto su immense macerie di case e di vite.
La Russia, il regime di Assad, la Turchia e l’Iran possono in qualche modo cantare vittoria. Marginalizzati i kurdi, sconfitti i ribelli islamizzati, meno influenti le monarchie del golfo che avevano soffiato sul fuoco, in arretramento il Califfato. Ma chi sono i veri sconfitti?
L’Europa rimasta alla finestra, titubante e assente, gli Stati Uniti e la Francia che hanno sperato in una liquidazione di Assad per procura, cioé appoggiando un’opposizione al regime sempre piú islamizzata.

In buona sostanza, si é ripetuta la tentazione suicida dell’Occidente a scegliere nemici sbagliati e amici poco affidabili. La storia si ripete, dai tempi dell’Afghanistan fino alla guerra in Iraq, ai bombardamenti della Libia, al sostegno sconclusionato e ambiguo alle primavere arabe, ai flirt affaristici e militari con i regimi sunniti.
Per non parlare, fuori dallo scenario mediorientale, del sostegno diplomatico, politico, culturale a ogni genere di nemico della Russia, compreso la ribellione islamica in Cecenia o il separatismo in Ucraina nella presunzione di allargare a dismisura la Nato.

Che la Russia faccia ancora paura, per il suo modello autoritario e per il suo potenziale militare (ma allora, la Cina?) é comprensibile. Meno comprensibile che non sia stato ancora considerato alleato affidabile nella lotta al terrorismo.
Ridicolo poi indignarsi per il presunto pirataggio di siti informatici e il presunto condizionamento delle elezioni americane e prossimamente tedesche, o per il sostegno ad alcuni partiti nazionalisti in Occidente, dopo che l’Occidente, Stati Uniti in testa, ha sostenuto, anche con le armi, tutti i nemici della Russia.

E’ da questo caos globale che é nata la minaccia terroristica. É nel crollo dei regimi laici e nello sconquasso del Medio Oriente che si sono sviluppate le milizie islamiche e il Califfato. Il terrorismo islamico é arrivato al tempo dei Bush, nella nostra epoca. Non c’era ai tempi di Maometto.
E’ ovvio che il fanatismo e la frustrazione di una parte del mondo islamico, sul piano culturale e politico, abbia colto l’occasione propizia di un riscatto sanguinario atteso da tempo.
Ma collegare il terrorismo soltanto a un fattore religioso, senza considerare lo scenario politico ed economico che lo ha determinato, significa semplicemente abbaiare alla luna.

La veritá é che abbiamo allevato un mostro o se volete aperto il vaso di Pandora dell’odio verso l’Occidente, quasi sempre percepito come colonizzatore e oppressore.
Quando piangiamo i morti di Parigi, di Bruxelles, di Berlino, dobbiamo continuare a pensare che sono la minima parte dei morti di Aleppo, di Baghdad, di Beirut, di Istanbul, di Tripoli, di Kabul e di tanti altri luoghi del mondo in cui il terrorismo continua a colpire con inaudita ferocia e indisturbato.

La lotta al terrorismo e alla barbarie sará lunga, ma può essere vinta, a patto che si comprenda chi sono i nemici e che le forze per combatterlo si uniscano davvero, senza doppi giochi e interessi sotto banco. E’ il terrorismo che ha scatenato una guerra globale all’Occidente e soprattutto all’interno del mondo musulmano.
Una guerra globale richiede una risposta globale, politica, diplomatica e di intelligence. Altrimenti continueremo a celebrare funerali.

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