
Duri scontri in piazza dalle prime ore del mattino nella capitale polacca sulla piazza del Sejm, il parlamento di Varsavia. Gas lacrimogeni e forze dell’ordine varie contro centinaia di dimostranti, tra cui molti parlamentari dell’opposizione. All’interno i deputati d’opposizione protestavano a loro volta contro la nuova legge preparata dal governo di maggioranza assoluta nazional conservatore ed euroscettico, che limiterà duramente l’accesso dei giornalisti al Parlamento. ‘Numero chiuso’ pser le televisioni amiche, prima della scelta nominale tra i ‘buoni’ ed i ‘cattivi’.
La nuova legge sulla limitazione del diritto d’accesso dei media in Parlamento entrerà in vigore il primo gennaio. Solo cinque reti televisive, selezionate, col diritto di entrare nel Sejm, seguirne i lavori, condurre interviste. Secondo il Kod, il Comitato di difesa della democrazia, organizzazione liberal guidata da Mateusz Kijowski che s’ispira allo storico dissenso anticomunista dell’era della guerra fredda e a Solidarnosc, si tratta di una legge-bavaglio, e di un nuovo passo nella graduale svolta autoritaria che il duo Kaczyński Szydlo vuole imporre alla Polonia.
Isterie reazionarie in corso da tempo a segnare il percorso travagliato del governo di frantumazione nazionale. Giorni fa la maggioranza aveva preparato anche una legge che limita seriamente il diritto a organizzare manifestazioni in piazza, privilegiando quelle ufficiali e religiose. La tensione resta dunque alta e in crescita nel più importante Paese orientale membro dell’Unione europea e della Nato. Lo scontro tra governo e organizzazioni sociali finora non aveva dato vita a episodi di violenza, ma si teme che il clima sociale possa peggiorare.
Non solo Polonia a rischio, ma mza la tenuta stessa dell’Unione europea in quella terra orientale sul mar Baltico. Una delle crisi più gravi si sta consumando proprio tra alcuni paesi dell’Europa orientale e il resto dell’Unione. In particolare in Polonia e Ungheria, dove i governi “rimettono in discussione i valori fondamentali dell’Ue” e sembrano addirittura voler abbandonare la democrazia, aveva denunciato Bernard Guetta, un giornalista francese esperto di politica internazionale, già corrispondente per Le Monde da Varsavia, Vienna, Washington e Mosca.