
19 milioni e mezzo di italiani hanno detto No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, ma hanno soprattutto detto No al presidente del Consiglio che troppo aveva personalizzato il quesito referendario.
Sei milioni di italiani ‘contro’ in più di quel 40% che ha seguito l’indicazione di Matteo Renzi.
Matteo Renzi ha giocato ‘la partita della vita’, ha legato indissolubilmente il suo destino politico all’esito referendario vissuto come un plebiscito. Si è battuto allo spasimo, con un impegno personale senza paragoni rispetto a ogni altro leader. Lui è stato il protagonista assoluto, che ha attirato su di sé la luce dei riflettori, i consensi ma anche i dissensi. E alla fine la personalizzazione si è rivelata un errore fatale e i dissensi sono stati molto più forti di qualsiasi previsione e sondaggio.
Toccare la Costituzione senza condivisione, in Italia non si può fare. Personalizzare alcune battaglie non piace a lungo agli italiani. Unanimismo e unità sono cose diverse e dividere i tuoi non aiuta. La luna di miele tra gli italiani e un leader è volatile quanto la televisione che li sostiene, e via via diventa sempre più breve se mancano altre solidità.
Tutti i No contro Renzi
Ha vinto il No alla riforma costituzionale incerta, vittima di troppe mediazioni parlamentari, con quel senato va e vieni, che non si decideva a scomparire. E’ stato un No all’Italicum, anche se non si votava per quello. Il No politico dei grillini e delle destre sciolte, con i distinguo di Forza italia. Un No da sinistra a certe arroganze esibite e reiterate. Un No generazionale a rottamatori indiscriminati. Un No ad una invadenza anche televisiva che ha creato più repellenza che consensi. Ma attenzione, è stato un No generalizzato alla ‘politica’ spregiativamente intesa
Ma sarà un’uscita di scena definitiva?
Molto probabile la richiesta da parte del Presidente della Repubblica Mattarella di un ripensamento e di un Renzi Bis. Ritenuta improbabile l’accettazione da parte di Renzi, almeno subito, prima che emergano le probabili difficoltà a trovare alternative al suo governo. Crisi di governo che diventa di fatto anche la prima verifica sostanziale della Presidenza Mattarella.
Ancora segretario del Pd?
La verifica se l’uscita di scena del premier sarà da ritenersi definitiva o solo un passaggio politico negativo, la direzione del Partito democratico di martedì, dove molti, e non solo della minoranza del No, chiederanno probabilmente la sue dimissioni da segretario. Renzi, prossimo ex premier ma segretario del partito di maggioranza relativa, rimarrebbe protagonista politico assoluto nel Paese sino a verifiche elettorali prossime.
L’opposizione vincente ma frantumata
Troppi vincitori nessun vincente. Vince Grillo, vince Berlusconi, vince Salvini, ma non vince M5S, Forza Italia, la Lega. Insomma, non è vittoria politica di una parte rispetto ad altre. Poi il blocco consistente di No da sinistra che hanno fatto la vera differenza, certamente non omologabile né al movimento di Grillo né alla destra che si dichiara vincente senza essersi identificata come tale nella competizione elettorale.
Più forte fu la rabbia della paura
Incertezze e paure del dopo. Più forte fu la rabbia della paura, è la sintesi finale di questa vigilia di allarmi monetari e borsistici già in arrivo. Diranno, ‘Ve lo avevamo detto’, replicheranno, ‘Te lo avevamo detto’, a Renzi. La ormai consacrata ‘teoria Raggi’ verificata a Roma, per cui il rifiuto assoluto del presente fa preferire il rischi dell’ignoto e di prevedibili incapacità.
Ma la stampa dov’era?
Sempre a dare la colpa ai sondaggisti che non l’azzeccano mai, ma la stampa, la ‘libera informazione’, a quale Paese guardava per non cogliere il ‘mal di pancia’ di una parte tanto consistente di italiani?
La stampa servile fa comodo al potere, ma non serve ad informare gli stessi che se ne servono. A questo proposito vi proponiamo un vignetta del collega giornalista Mimmo Lombezzi, neo vignettista, spirito acuto e penna feroce, che da oggi inizia a collaborare con Remocontro.