
Isteria aggressiva, che non è mai segno di forza. Dai conti in casa Pd alla Leopolda, al confronto con l’Unione europea sui conti, la manovra e i tagli del deficit che per l’Ue l’Italia non avrebbe fatto. Matteo Renzi preso nel mezzo da sismi catastrofici e terremoti politici e rischi referendari, contro un flemmatico Juncker che in un elegante francese, sulle rabbia romane replica inelegantemente, ‘je m’en fous’, un rude ‘me ne frego’. Renzi rilancia con la solita efficacia di battuta: «Si può discutere di investimenti per il futuro ma sull’edilizia scolastica non c’è possibilità di bloccarci. Quei soldi li mettiamo fuori dal Patto di stabilità, piaccia o meno ai burocrati di Bruxelles».
Dopo il ‘me ne frego’, Juncker si è spinto sino a fare pubblicamente i conti in tasca al governo italiano con una decina di giorni di anticipo sul parere ufficiale della Commissione, che arriverà il 16 novembre. Sgarberia chiama sgarberia: «I costi per rifugiati e terremoto equivalgono allo 0,1% del Pil. L’Italia ci aveva promesso di arrivare a un deficit dell’1,7% e ora ci propone il 2,4% quando quei costi sono dello 0,1%». Un po’ perché parlava a braccio, un po’ per la visibile irritazione, Juncker si è confuso, come ha lui stesso poi ammesso, la proposta italiana essendo del 2,3 e non del 2,4% a fronte di un impegno che era dell’1,8 e non dell’1,7%. Ma sono dettagli dello 0,1.
Un momento decisamente poco fortunato per Matteo Renzi. In Europa lo scontro con i ‘rigoristi’ di Berlino, ma soprattutto in casa con la scommessa referendum che gira verso il No. A palazzo Chigi non è sfuggito il fatto che il governo tedesco si è speso tardi a favore del Sì al referendum e per bocca del ministro degli Interni, e non di Angela Merkel. Ancor più minacciosa la severità mostrata ieri anche dal commissario all’Economia Moscovici, in genere abile mediatore, che ha usato parole insolitamente rigide: «Il Patto è intelligente, la Commissione estremamente comprensiva, ma ci sono regole che vanno rispettate da tutti». Niente di buono.
Anche la scommessa sul futuro sembra a rischio. Bankitalia concede un «non irraggiungibile» la crescita del Pil di un povero 1 per cento del prossimo anno. Quasi carità di patria. Giudizio più severo dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la fonte più ascoltata in Europa. Manovra economica «non priva di rischi» data la presenza di «impegni permanenti compensati solo in parte da entrate permanenti e certe». «Misure frammentarie e difficilmente riferibili a un disegno organico». La ‘rottamazione’ delle cartelle Equitalia premia «i meno meritevoli e può contribuire a indebolire il senso di obbedienza fiscale». Gli interventi sulla famiglia? «Modesta entità e non selettivi».
Se non è una bocciatura senza appello ci manca davvero poco.