
Lo Stato islamico sta perdendo terreno in Iraq e Siria, attorno a Mosul e Raqqah, ma continua a mostrare grandi capacità di resistenza nelle roccaforti ancora nelle sue mani e la capacità di colpire in altre regioni, vedi l’attacco a Kirkuk. Ben altro dei facili trionfalismi delle prime ore. Spina dorsale dei territori del ‘Califfato’, la valle dell’Eufrate, nel nord della Siria, da Raqqah a Deyr Az Zor, entrando nel territorio iracheno fino a circa 200 chilometri a ovest di Baghdad. Più a nord, sempre in Iraq, lo Stato Islamico controlla ancora il vastissimo centro di Mosul e i territori a sud e ad ovest della città. In Siria, oltre alla ‘valle dell’Eufrate’, alcune aree verso sud in direzione di Homs e di Damasco, con avamposti che arrivano a 50 chilometri dalla capitale.
La battaglia di Raqqa. Quindi, nessun facile trionfalismo e prospettive di guerra molti difficili protratte nel tempo. Anche in Siria, dove l’operazione “Collera dell’Eufrate” su Raqqa, lanciata sabato scorso, è appena agli inizi. «Come a Mosul la battaglia non sarà facile e il lavoro da fare sarà duro», ammonisce il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter. La «riconquista» in due tappe: liberare la provincia per isolare la città e poi conquistarla, spiegano i comandati della formazioni miste curde e in npiccola parte arabe (Forzse democratiche siriane, Fds), armate dagli Stati Uniti. Direttamente coinvolti solo una cinquantina di consiglieri ed esperti americani nei centri operativi.
Il fronte di Mosul. A Mosul i jihadisti presenti in città in un numero stimato tra 3.000 e 5.000 sono ormai quasi circondati. Quasi ma non del tutto, e in guerra il quasi ti può far perdere non solo la battaglia. Dopo essere entrati nella estrema periferia di Mosul da est, le truppe irachene si stanno spostando verso Sud, ancora a una quindicina di chilometri dalla periferia di Mosul. Versioni clamorosamente contrastanti tra alcuni proclami di vittoria da parte irachena, e poi i dettagli dal fronte. “Nel quartiere di al-Intissar, combattimento casa per casa dove il nemico si trincera negli stretti vicoli urbani”, spiega il generale Qassem Jassem Nazal, comandante della 9a divisione corazzata.
Le guerre nella guerra. Lo Stato islamico ha reagito alle offensive su Raqqah e Mosul con una serie di attentati e azioni diversive a Baghdad e in altre località irachene come Samarra e Tikrit. Altra guerra nella guerra a Kirkuk dove la componente curda e la sue milizie starebbero facendo pulizia etnica della popolazione araba. Nei giorni scorsi l’incursione Isis in cui 74 combattenti e 46 civili erano rimasti uccisi. Secondo Amnesty International, le autorità della città, controllata dai curdi, avrebbero distrutto le abitazioni di centinaia di arabi. Kirkuk è una città multietnica, ma soprattutto petrolifera, a 170 chilometri a Sud-est di Mosul e i curdi da sempre ne cercano il controllo in contrasto con Baghdad.
Bilancio della Coalizione. 15.959 raid in Iraq (10.310) e in Siria (5.649) dall’8 agosto 2014. Sganciate oltre 20 mila bombe e missili. L’offensiva contro il Califfato costa 12,3 milioni di dollari al giorno. In totale il costo delle operazioni si aggira intorno ai 9 miliardi di dollari. I Paesi che hanno partecipato direttamente alle operazioni di guerra aerea sono Australia, Belgio, Danimarca, Canada, Giordania, Bahrein, Turchia, Arabia Saudita, Emirati arabi, Olanda, Francia e Regno Unito. L’Italia, ricorda Analisi Difesa, è nella coalizione dall’ottobre 2014 con forze non combattenti in Iraq e Kuwait. 1400 militari che addestrano i peshmerga curdi e la polizia irachena a Baghdad, presidiano la Diga di Mosul mentre i cacciabombardieri AMX di base in Kuwait volano disarmati in missioni di sorveglianza e ricognizione.