Esiste in Francia una questione islamica?

In questi giorni in Francia è uscito un libro il cui titolo evoca un futuro inquietante: “Suoneranno ancora domani le campane ?”. L’autore è Philippe de Villiers, nome completo Philippe Le Jolis de Villiers de Saintignon, un cattolico di destra nato, ca va sans dire, in Vandea: non è un personaggio caricaturale: è stato ministro nel Governo Chirac (1986-1987) e Presidente del Consiglio regionale della Vandea per ben 22 anni, dal 1988 al 2010.
La sua tesi, espressa già in un precedente libro dal titolo “E’ venuto il momento di dire ciò che ho visto”, in estrema sintesi è la seguente: è in corso una islamizzazione galoppante della Francia; vengono colpevolizzati coloro che ne parlano, tacciati di islamofobia; la radicalizzazione islamica provocherà un fenomeno di resistenza basata sui valori cristiani; va fermata l’immigrazione e, in questo modo, va fermata anche l’infiltrazione dei terroristi.
In una parola: siamo in guerra.

De Villiers non è isolato su queste posizioni. Marine Le Pen, che sta cercando di apparire meno estremista per raccogliere parte del voto centrista al secondo turno delle presidenziali (tutti qui danno per scontato che al primo turno prenderà abbastanza voti per andare al ballottaggio), non la pensa diversamente, anche se i toni della campagna del FN sono al momento in parte dissimulati. La vicenda del burquini dell’estate del 2016, coi sindaci del FN lanciati sul terreno scivoloso (e francamente un po’ ridicolo) dello stabilire quanta parte dell’epidermide femminile debba essere esposta sulle spiagge, la dice lunga sui sentimenti di buona parte della Francia profonda. Essa aveva trovato una eco nelle impavide dichiarazioni del Primo ministro Valls, il quale aveva evocato, in piena polemica sulle bagnanti di religione islamica, la bellezza tutta francese del seno nudo della Marianna: le tette al vento elevate a simbolo nazionale, insomma.

Battute estive dovute alla calura ? In parte sì, in parte no, perché la questione della convivenza fra le culture e le abitudini di vita in Francia è complicata dal fatto che sul terreno di scontro non ci stanno solo le due religioni principali del Paese, la cattolica e l’islamica, ma anche una terza forza, qui ben radicata, rappresentata dai difensori del principio di laicità, disciplinato da una legge del 1905 ed inserito nella Costituzione del 1958 all’articolo 1 “La France est une République indivisible, laïque, démocratique et sociale. Elle assure l’égalité devant la loi de tous les citoyens sans distinction d’origine, de race ou de religion. Elle respecte toutes les croyances”. Prima laica e poi democratica, chiaro, no ?

Il fatto è che la legge del 1905 venne pensata, scritta e poi rigorosamente applicata (salvo la parentesi anche per questo obbrobriosa di Vichy) per porre un limite all’ingerenza cattolica nella vita politica del paese, ben conosciuta al tempo della ascesa al potere di Luigi Napoleone Bonaparte. Oggi che la Chiesa cattolica in Francia è forse ai suoi minimi termini in fatto di pratica religiosa e di influenza politica, gli stessi principi dovrebbero essere applicati anche all’islam, ma questa sembra appunto tutta un’altra storia.

Intanto, quanti sono gli islamici in Francia ?
Bella domanda. Le norme sulla laicità vietano di censire la popolazione sulla base dell’appartenenza ad una chiesa o ad un credo religioso, quindi una cifra esatta non c’è e ci si deve basare su rilevazioni sociologiche empiriche, la cui attendibilità è tutta da verificare. Se volete divertirvi, andate sulla pagina Islam en France di fr.wikipedia per constatare come in materia si diano, letteralmente, i numeri.

Basiamoci allora su una fonte recente che possiamo ritenere attendibile: Le Journal du Dimanche del 18 settembre ha pubblicato i dati di una inchiesta per l‘Institut Montaigne secondo la quale i musulmani di Francia sono tra i tre e i quattro milioni, meno quindi delle cifre “catastrofistiche” diffuse dai cultori della fine dei francesi; tra essi prò ben l’84% ha meno di 50 anni ed il 66% attribuisce “una grande importanza alla religione”. Interessante il dato sui cd “segni ostentatori” (essenzialmente il velo femminile): ben il 58% degli uomini ed il 70% delle donne intervistati si è dichiarato favorevole al velo e tra questi sono alte le percentuali di chi accetta (o propugna) quello integrale.
Rimando gli interessati al sito dell’Istitut Montaigne (http://www.institutmontaigne.org/fr/publications/un-islam-francais-est-possible): a me pare una realtà nella quale le spinte identitarie di tipo religioso e sociale (come la richiesta di cibo halal nelle mense o il rispetto del ramadan), ma non necessariamente propense alla radicalizzazione ed alla violenza, sono più forti di un tempo, specie fra i giovani. Dare una rappresentanza a questa parte, importante e numericamente crescente (vista la giovane età e la più alta natalità) della popolazione francese (il 74% dei musulmani di Francia ha la nazionalità francese) dovrebbe essere un obbiettivo politico per eccellenza, una priorità.
Ma è così ?

In Francia è in corso da mesi una estenuante e noiosissima campagna elettorale, ora per le primarie (hanno cominciato i Verdi, tra poche settimane arriverà la destra repubblicana e poi a gennaio il PS), quindi finalmente per le presidenziali ad aprile e maggio e per le legislative a fine maggio-giugno. Una maratona di chiacchiere nella quale – a proposito del problema di cui stiamo dicendo – si distingue solo la destra, dal Front National a Sarkozy, passando per i vari estremismi cattolici e dichiaratamente razzisti, quelli appunto che pensano già ai campanili sostituiti dai minareti.
E a sinistra ?

A sinistra semplicemente sembrano non occuparsene: dopo aver preso già storiche legnate dal generale De Gaulle, ai tempi della guerra di Algeria, per non aver capito nulla di ciò che stava accadendo, ora lo schematismo tutto ideologico tipico della gauche francese le impedisce persino di trattare l’argomento di una identità musulmana in Francia: tutti i problemi sono sociali ed il nemico da abbattere, anche uscendo dai Trattati, è l’Unione europea liberista ed antipopolare.
Si veda il programma di Jean-Luc Mélenchon, candidato del Front de gauche, dall’impegnativo titolo “La France insumise, le peuple souverain”. Spero di aver letto bene, ma a me pare il solito misto di sovranismo franco-centrico, nel quale non si spende una parola sul tema della convivenza con una comunità, francese anch’essa, e di milioni di persone, che ha una storia e delle radici diverse da quelle della maggioranza del famoso peuple ed alla quale si vorrà pur dare una voce.
E Montebourg, all’ala sinistra del PS, col suo Projet France ? Come sopra, salvo errore, sia pur con toni meno accalorati. Mentre Valls, come detto, pensa alla Marianna a seno nudo e tanto gli basta.

In questo modo la sinistra francese sta lasciando il campo alla sola destra, la quale vede in ogni musulmano un potenziale terrorista ed in ogni immigrato uno sfruttatore di risorse dello stato sociale. Col rischio di trovarsi un giorno di fronte a soluzioni autoritarie e di non avere neppure capito perché.

Già, il terrorismo, l’ordine pubblico e le comunità islamiche di Francia: bei problemi anche questi, ma ne parleremo, se vorrete, in una prossima puntata.

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