
Nella foto di copertina, il logo del nuovo canale Isis su Telegram shadow. “Ansar”, il nome della ‘testata Isis’, seguita dalla scritta “del Califfato Italia” con caratteri molto stilizzati. Di fatto, la testata politico ideologica del jihadismo integralista islamico anche in lingua italiana, anzi, espressione del “Califfato Italia”. E non c’è molto da ridere. La propaganda dello Stato Islamico parla sempre più spesso in italiano, rileva Marta Serafini sul Corriere della Sera. Non solo: nelle ultime ore sono aumentati i messaggi Telegram dello Stato islamico nella nostra lingua.
«Khilafa News Italia» è soltanto l’ultimo ‘bollettino’ in ordine di tempo, fa notare l’analista di terrorismo Michael S. Smith II. Si tratta di un clone di altri account ufficiali del Califfato, creato solo ieri, rileva l’analista, ma che in poche ore ha raccolto quasi 200 membri. Tra i contenuti diffusi, scritti in perfetto italiano, anche una ‘infografica’ che mostra la presunta distribuzione di denaro e opere caritative varie nei territori ancora controllati da Isis. Poi, le ultime “notizie” sulle operazioni militari a Mosul. La sharia predicata e praticata col kalashnikov in mano, è l’iconografia.
Non è la prima volta di veder diffusi materiali jihadisti nella nostra lingua, ma l’intensificarsi del fenomeno nelle ultime ore sollecita attenzione. Gli specialisti segnalano come sia la prima volta che viene messo in rete un canale «ufficiale», mentre fin qui abbiamo assistito per lo più ad una gestione fai da te, tenuta in piedi da supporter veri o da emulatori sciocchi, più che da veri e uffici media del Califfato. La creazione di Khilafa News in italiano potrebbe essere associata all’impegno militare del nostro Paese nei teatri di lotta all’Isis, da ultimo quello iracheno e quello libico.
Minacce ormai consuete. Quest’estate, volti di politici e italiani erano apparsi nei filmati di propaganda in contemporanea agli attacchi subiti da Isis in Libia, dove l’Italia ha un ruolo protagonista. Sempre questa estate, è comparsa una nuova rivista ufficiale, «Rumiyah», clone della precedente «Dabiq». Secondo gli analisti non esistono relazioni tra l’intensificarsi di azioni di propaganda in una data lingua e possibilità di attacchi. Più intenzioni che minacce militari concrete, spiega ancora Michael S. Smith II, citato dal Corriere della Sera, e conferma il serio antiterrorismo di casa.
Dopo la morte del portavoce del Califfato Al Adnani e del ministro dell’informazione dell’Isis Wail Adil Hasan Salman al-Fayad, entrambi colpiti da raid statunitensi, la macchina di propaganda Isis sembrava aver subito una battuta d’arresto. In effetti le immagini diffuse sul web sono diminuite, ed è sceso il numero degli account su Telegram. Salvo un intensificarsi dei lanci nelle ultime ore, a ridosso dell’offensiva su Mosul. Da tre giorni i canali del califfato hanno ripreso a diffondere filmati e mappe a raccontare della resistenza jihadista all’offensiva delle forze irachene e curde.