Il nuovo nero in rosa

Il rosa è il nuovo nero. No, non stiamo parlando di moda o dell’imminente stagione autunno inverno. La passerella dove scorrono donne forti, esibizioniste e tormentate da vicende amorose è la politica. Anzi, per la precisione è la destra radicale che in Europa si è tinta di rosa per ravvivare i consensi. Una figura femminile alla guida dei partiti più conservatori del vecchio Continente rappresentano una strategia di immagine oppure l’affermazione del “sesso debole” trova la sua naturale collocazione in un’area politica che mai nella storia si è battuta per la parità tra uomini e donne? Dimenticate donna Assunta Almirante, di lei è rimasto soltanto il vigore non la dignità della sua immagine pubblica. Concentratevi piuttosto sulla figura della nostra Giorgia Meloni che va al Family Day per difendere il matrimonio tradizionale ed annuncia dal palco di aspettare un figlio fuori dal matrimonio. Ecco le donne che guidano a destra in Europa.

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Marine Le Pen è la regina della destra in Europa e incarna il modello della donna valchiria, un generale militare al comando. Terza figlia del fondatore del Front National, Jean-Marie Le Pen, l’avvocato classe ’68 è la massima rappresentante della destra populista del vecchio continente.

Laica, prodivorzio e quasi gay friendly, Marine ha trascinato il partito al ridosso dei consensi dell’area di centro destra sottraendo voti a buona parte delle forze tradizionali, con piglio trasversale ha conquistato voti sia da chi vuole meno immigrati in Francia, sia dalla classe media impoverita quanto dalla classe operaia in decomposizione.

La vita matrimoniale di Marine è molto simile a quella di numerose donne dell’estrema destra. Dopo tre figli, divorzia dal marito per sposarsi con un importante membro del partito, poi un nuovo divorzio e l’amore con l’attuale compagno, ovviamente, vicepresidente del Front National.

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Il Front National è un clan dinastico dove il padre cede alla figlia e come una regina sceglie chi avere di fianco sul trono. E non manca la principessa, così diversa da Zia Marine, stiamo parlando di Marion Le Pen, ventisei anni, ultracattolica e antigay acclarata. Segue le orme politico ideologiche del nonno ed è la figlia della secondogenita del fondatore di FN. E’ la più giovane parlamentare della storia di Francia. Sui quotidiani italiani si è discusso più del suo aspetto fisico che delle sue idee politiche e lo scorso maggio ha rischiato di governare un’importante regione nel sud della Francia perdendo al ballottaggio.

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Anche Frauke Petry, alterego di Angela Merkel in Germania, ha una turbolenta storia in cui amore e politica si intrecciano. 40 anni, cresciuta ad Est del muro come l’attuale cancelliera, si separa dal marito nonché pastore protestante per motivi politici prima di mettersi con un membro del suo partito, l’AfD, ovvero Alternative für Deutschland.

Il suo partito, nato come liberale e antieuro, fondato da un macroeconimista, aveva coinvolto parte del mondo imprenditoriale tedesco, ma era gramo di consensi. Così, Petry cambia marcia e spinge per un partito illiberale a trazione populista. Come è facile immaginare, a portare consensi è la politica antimmigrazione, Petry non parla d’altro in televisione e molte figure moderate del partito la abbandonano. La donna dalle soluzioni assolute è alternativa e radicalmente contrapposta alla Merkel, il suo tempo lo passa proponendo divieti per il culto musulmano e attacca la figura della donna musulmana.

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Mentre è vivamente sconsigliato accostare Marine Le Pen alla polacca Beata Szydlo, il primo ministro dell’Est si ispira a Viktor Orban, il leader ungherese rappresenta la quota azzurra nell’universo della destra radicale. Figlia di un minatore e vicepresidente del partito Diritto e Giustizia, Beata Szydlo è il primo ministro della Polonia, donna a succedere ad un’altra donna in quest’incarico.

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Un’altra donna al comando che i quotidiani italiani senza troppa fantasia hanno paragonato ancora una volta a Marine Le Pen è Magdalena Martullo-Blocher. Il leader del partito Svp/Udc in svizzera è stata eletta alla camera dei deputati. Anche lei ha seguito le orme del pdre in politica, infatti, Cristophe Blocher è stato il fondatore del partito. La Blocher ha definito il programma della Le Pen di sinistra in quanto favorevole alla presenza dello Stato nell’economia. L’Svp/Udc è nazionalista, liberale a livello economico e ultra-conservatore a livello sociale. La sua battaglia principale è l lotta contro l’immigrazione per preservare la famigerata identità svizzera.

Dòra Dùrò è una delle due deputate del movimento ungherese Jobbik. A 28 anni è la più giovane deputata ungherese e rientra nella strategia di rinnovamento dell’immagine del partito. Solo di immagine perché la questione giovanile e quella della parità tra i sessi è un dibattito assente all’interno delle istituzioni magiare. Dùrò a 19 anni ha preso marito, ovviamente il compagno di partito Előd Novák, ed è madre di tre bambini.

Nikita Klæstrup

Nikita Klaestrup è la dirigente del Partito Popolare Conservatore, ha 20 anni ed è nota grazie alla viralità che ottengono i suoi selfie su Instagram. La sua presenza ha rimpinguato i voti del piccolo partito di destra. Alla festa per i 110 anni del partito ha deciso di presentarsi così, anche sui social network scrive poco di politica e punta molto di più sul suo aspetto fisico al punto che anche Play Boy, la nota rivista a stelle e strisce, ha dedicato attenzioni verso la sua figura. E’ l’ultima arma di un partito in crisi ma in Italia simili tentativi di marketing spicciolo sono noti a tutti.

Tags: ultradestra
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