Russia in Siria, se è guerra si fa per vincere: trattative e armamenti

Russia: l’offensiva su Aleppo e la crescente tensione con gli Stati Uniti che oggi trattano sulla Siria e domani litigano sull’Ucraina o sul Baltico non fanno sperare in accordi di pace risolutivi a breve. La pragmatica Mosca trae la sua conclusioni: se guerra deve continuare ad essere, allora facciamole bene, per vincere. Ed ecco il potenziamento delle forze militari russe in Medio Oriente e nel Mediterraneo Orientale. Un rafforzamento che si sviluppa assieme al rinnovo della presenza militare russa in Siria approvata all’unanimità dal parlamento di Mosca, presenza a tempo indeterminato. Lì siamo e lì intendiamo rimanere.

Postazioni antiaree e antimissile russe

Postazioni antiaree e antimissile russe

Mosca ha inviato in Siria una batteria di difesa aerea/antimissile S-300V4 Antey 2500 con missili SA-23 per la prima volta fuori dai confini russi per difendere la base navale russa di Tartus.
Mani avanti dal ministero a Mosca: «Ricordiamo che l’S-300 è un sistema puramente difensivo e non rappresenta una minaccia per nessuno. Non è chiaro perché il suo dispiegamento in Siria abbia suscitato tanto scalpore nei nostri colleghi occidentali», ha aggiunto il portavoce. «Abbiamo semplicemente bisogno di garantire la sicurezza del nostro personale militare e della nostra struttura di manutenzione navale nel porto di Tartus in una “situazione ancora estremamente volatile», ha confermato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov.

Quell’errore americano troppo mirato. La decisione di rafforzare il dispositivo di difesa aerea è seguito ai raid effettuati “per errore” dagli Usa contro reparti dell’esercito siriano a Deir az Zor. Rafforzamento anche per il gruppo navale posizionato a Tartus e al largo delle coste siriane con l’arrivo delle corvette lanciamissili ‘Serpukhov’ e la ‘Zelioni Dol’, armate di missili da crociera Kalibr. Il 19 agosto le due corvette hanno effettuato lanci di missili Kalibr dal Mediterraneo orientale colpendo degli obiettivi dei qaedisti del Fronte al-Nusra in Siria. Per potenziare le operazioni offensive è attesa per la fine di questo mese davanti alle coste siriane anche la portaerei Ammiraglio Kuznetsov con a bordo una quindicina di cacciabombardieri Su-33 e MiG-29.

Il ministro della Difesa della Federazione Russa, Sergei Shoigu, rivendica che dall’inizio della campagna siriana i raid russi hanno «hanno liberato una parte significativa del suo territorio dai gruppi armati di terroristi internazionali e le armi usate si sono dimostrate ‘altamente tecnologiche’». L’eterna favole della armi ‘intelligenti’ che coinvolge tutti gli eserciti e che dovrebbero distinguere tra i cattivi e i civili innocenti. L’aspetto ‘umanitario’ sempre e comunque, per l’opinione pubblica mondiale. «Le forze aeree hanno attaccato i punti di concentramento di militanti e le loro infrastrutture ma hanno anche effettuato la consegna di aiuti umanitari ai cittadini siriani, altrettanto importante compito». Nessun Nobel in vista.

La portaerei Ammiraglio Kuznetsov davanti alle coste siriane

La portaerei Ammiraglio Kuznetsov davanti alle coste siriane

L’ultima pedina dell’intensificata presenza russa in Medio Oriente diffusa da Analisi Difesa è rappresentata da una compagnia di un centinaio di paracadutisti e probabilmente anche Spetsnaz russi, le forze speciali, inviati in Egitto per una esercitazione contro una ipotetica insurrezione in ambiente desertico. I paracadutisti russi, schierati per la prima volta in Egitto, verificheranno le nuove attrezzature progettate specificatamente per le regioni calde. La Russia scende a sud e ci sta lavorando sopra molto seriamente, è la conclusione. Il ministero della Difesa russo, puntiglioso, precisa che gli ‘Spetnaz’ hanno ricevuto una formazione specifica ed effettuato corsi di lingua araba. Preparazione accurata e intenzioni molto stanziali.

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