
«Sempre piú italiani, soprattutto giovani laureati, vanno all’estero». È il titolo/grande scoperta! dei giornali di oggi. Meglio scrivere: fuggono. Centomila, piú o meno, all’anno. Non solo dal sud, come al solito, ma anche dal nord. Che cosa restano a fare laureati con massimo di voti se non mandare ogni giorno centinaia di curriculum e fare la fila per uno stage a 500/600 euro al mese?
I giornali pubblicano anche gli stipendi e i bonus di banchieri e top manager, mille, duemila, tremila volte di piú dei loro impiegati. Poi magari queste osservazioni le chiamano populismo o veteromarxismo!
Nessuno discute il prezzo della vita umana e del merito, soprattutto se manager e banchieri sono bravi e se li meritano. Ma quelli che hanno affossato banche, che scappano con liquidazioni d’oro, che sono stati pagati soltanto per tagliare teste, che negoziano buonuscite e dimissioni dopo avere riempito le aziende di debiti e operazioni sbagliate?
Quelli che ai giovani dicono, mi dispiace non abbiamo possibilitá, al massimo possiamo offrirti uno stage, e poi un altro ancora?
Ma il job act non doveva moltiplicare le assunzioni?
Nessuno ne sa piú niente di questi top cervelloni, se sono andati anche loro all’estero é per godersi i guadagni o fare danni altrove.
intanto i giovani aspettano, una generazione si perde fra sacrifici e stage, la classe dirigente si gode il presente e brucia il futuro.
La fuga di giovani cervelli avviene dal Paese che ha (!!!!) il piú basso numero di laureati in Europa, ai livelli di Bulgaria e Grecia. Intanto molti temono la grande invasione degli immigrati e dei profughi, senza guardare le statistiche. Il numero degli arrivi e di chi rimane é inferiore al numero di coloro che partono.
Cosi un Paese egoista e miope brucia anche il futuro demografico.