Colombia-Farc Nobel per la pace che dev’essere

Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, è il premio Nobel per la Pace 2016.

Gesto simbolico che guarda al futuro e cerca di favorirlo. È stato premiato, dunque, l’accordo di pace in Colombia tra lo Stato e le Farc che, fino alla bocciatura nel referendum, sembrava essere il vincitore naturale di questa edizione. Eppure, da Oslo, la conferma di una scelta per sollecitare ad nuovo accordo che sancisca la fine di una guerra civile crudele e decennale.

Il presidente colombiano ha accettato, «in nome del popolo che ha sofferto così tanto durante questa guerra, un grande stimolo per costruire la pace in Colombia».

Su Twitter il comandante delle Farc, Rodrigo Londono, alias Timochenko, alla notizia. «L’unico premio al quale aspiriamo è quello della pace con giustizia sociale, senza paramilitarismo, senza rappresaglie e senza menzogne».

Partita non facile, come si coglie dalla puntualizzazione del comandante Tomoscenko, ma partita ancora aperta tra le parti, nonostante il No referendario al primo accordo dettato da Paure e rancori non ancora sopiti.

Premio Nobel per la Pace a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia.

Premio Nobel per la Pace a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia.

La storia di cinquant’anni di guerra civile

  • 1964: le Farc attribuiscono la loro origine alla repressione militare di una rivolta contadina, il 27 maggio nella regione di Marquetalia. Manuel Marulanda Vélez, conosciuto con il nome di battaglia Tirofijo, alla guida di un gruppo di contadini formati al marxismo, decide di passare alla lotta armata per fondare uno stato indipendente all’interno del paese.
  • 1996: il 30 agosto, 450 guerriglieri attaccano la base militare Las Delicias, a Puerto Leguízamo (sud). Il bilancio è di 27 soldati uccisi, 60 sequestrati, 17 feriti. È il primo grande attentato delle Farc, che da allora agiscono come un gruppo paramilitare, con migliaia di combattenti arruolati nascosti nei boschi e altrettanti miliziani che eseguono nei centri abitati sequestri ed estorsioni ai danni di personalità dello stato e di cittadini comuni.
  • 1998: il presidente Andrés Pastrana concede ai guerriglieri un territorio indipendente all’interno del paese, nella regione di Caguán, e in cambio ottiene la partecipazione dei ribelli ai negoziati per il disarmo. Le Farc si rafforzano, arrivano a 28mila arruolati e decine di migliaia di militanti che conquistano piccoli municipi, reclutano a forza migliaia di giovani e minorenni e sequestrano circa tremila persone in un solo anno.
  • 2002: Pastrana revoca il territorio e le Farc tornano ai loro accampamenti nelle foreste. La comunità internazionale riconosce le Farc come organizzazione terroristica.
  • In agosto, Álvaro Uribe diventa presidente con la promessa – mantenuta negli otto anni successivi – di reprimere con la forza il terrorismo interno.
  • 2008: il 4 febbraio, in tutto il mondo migliaia di colombiani partecipano alla più grande manifestazione contro la guerriglia, gridando: “No más Farc”. L’esercito uccide il leader del Farc, Tirofijo, e il loro portavoce Raúl Reyes.
  • 2010: comincia il mandato presidenziale di Juan Manuel Santos, che era ministro della difesa di Uribe e che però cambia strategia avviando una trattativa segreta con le Farc.
  • I militari uccidono il nuovo leader delle Farc, Alfonso Cano, sostituito da Rodrigo Londoño, meglio conosciuto con il nome di battaglia Rodrigo Londoño Echeverri, meglio noto con il nome di battaglia di Timoleón Jiménez, o Timochenko
  • 2012: cominciano ufficialmente all’Avana, a Cuba, i negoziati di pace.
  • 2015: nel settembre viene annunciata l’accordo di pace definitivo per marzo del 2016.
  • 25 marzo 2016: salta l’accordo finale di pace tra Farc e governo colombiano.
  • 23 giugno 2016: data fissata dalle parti per la firma del trattato di pace.
  • Attuali forze della guerriglia: settemila combattenti arruolati (”in uniforme”), alleanze con cartelli della droga per narcotraffico e sequestri.
  • Finanziamento: il narcotraffico è la prima fonte di finanziamento per la guerriglia (500-800 milioni di dollari all’anno). Poi vengono i sequestri e le estorsioni.
  • Vittime: 260mila persone sono state uccise nel conflitto. Di queste 177.307 erano civili. Le Farc hanno sequestrato 25mila persone, 11mila hanno sofferto le conseguenze delle mine antipersona, 1.800 hanno subìto violenze sessuali e circa sette milioni hanno dovuto abbandonare la propria casa come conseguenza della guerra interna.

L’accordo bocciato dal referendum

Con una differenza di 63 mila voti, domenica il ‘no’ all’accordo di fine settembre tra il governo e le Farc ha prevalso sui ‘sì’ nel referendum sull’intesa per la riconciliazione.Il risultato della consultazione ha scosso in profondità, e sorpreso, il paese che non riesce a trovare la strada giusta per chiudere definitivamente 52 anni di conflitto armato.

Il voto ha dimostrato che la Colombia è un paese ancora spaccato tra chi era pronto all’intesa e chi invece considera che l’accordo sia troppo favorevole agli ex guerriglieri Farc e al loro reinserimento, dopo anni di sangue e attacchi armati, nella società. Superato lo choc iniziale, Santos ha sottolineato in un breve intervento a reti unificate che «il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo».

Poco dopo anche le Farc hanno detto di voler mantenere la propria «volontà di pace» ribadendo di essere disponibili «a usare solo la parola come arma di costruzione del futuro». Migliaia in questi giorni per le strade delle città in Colombia e chiedendo con forza che l’accordo raggiunto con i guerriglieri delle Farc non diventi carta straccia.

#AcuerdoYa, “sì all’accordo”. Era questo lo slogan sotto cui le manifestazioni sono state convocate e lo saranno fino a venerdì, oggi, quanto da Oslo è giunto il premio simbolo, il promo Nobel in campo nel corso di una vera trattativa di pace ancora da concludere. Un vero Nobel per la Pace.

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