Luttwak spintona alla guerra l’Italia distratta sui neri di Libia

Sulla Libia una opinione se non proprio ‘pesante’, certamente corpulenta, Edward Luttwak sempre più pieno di se, e un fatto se non ignorato (i massacri compiuti degli ‘amici’ degli italiani a Misurata), certamente nascosto.
Uno, l’anticipaticissimo Edward Luttwak, rompe le scatole all’Italia ‘poco interventista’. «Libia is made in Italy. Se tu compri una lavatrice dalla ditta “Rossi” è quella che la deve riparare, è logico». Lavatrice Libia e poi? «Mandare infermieri e tre soldati è una cretinata».
Due, la storia dei libici di Tawergha. Cinque anni fa, i 40mila cittadini di pelle nera che popolavano questa città furono oggetto di pulizia etnica: parecchi uccisi e imprigionati, e gli altri deportati in massa proprio dalle milizie dichiaratamente razziste di Misurata che l’Italia va a soccorrere.

Luttwak l’Amerikano
Battute a parte, tra la ‘lavatrice Libia’ e l’infermeria italiana. Sulla Libia -divisa tra il governo ufficiale di Al Serraj, quello parallelo del Feldmaresciallo Haftar, decine di tribù e infestata dal terrorismo islamico- spiega Luttwak, il governo italiano sta sbagliando tutto. Solo farina del suo sacco quelle esagerazioni?
Sparate ad effetto, tipo, «Mandateci l’inutilissima Mogherini, meglio con l’elmetto che vederla saltellare in Europa. Mandateci almeno 100mila soldati, poi si inizia a ragionare». Scemenze a parte dal Luttwak provocatore, dalla parti più conservatrici del governo Usa interpretate da sempre dalla stesso personaggio, si rinnova l’appello ad un maggiore interventismo italiano, senza immaginate una armata di 1oo mila uomini che non c’è.

Migranti e sequestrati
Dopo la chiamata alle armi, gli interessi nazionali nostri letti dall’analista polacco naturalizzato Usa.
L’Italia ha uno scopo economico, il petrolio. Ovvio. E altra malizia, «Forse eviteremmo anche altri rapimenti di connazionali». Ma il rapimento non è niente rispetto al quadro generale. «Un problema vero, piuttosto, sono i profughi».
Sull’immigrazione, Luttwak ‘alza palla’ al suo generoso editore politico, Libero Quotidiano, con una sparata al cuore di Renzi: «Renzi ha detto “immigrazione clandestina”. Ecco, il problema è di concetto: in Italia non esiste immigrazione clandestina, ma l’importazione di migranti che non hanno diritto di venire da voi».

E Trump diventa moderato
Passiamo agli Usa. Gli attentati a New York e Minneapolis possono influire sulle presidenziali? «È ovvio, un atto di terrorismo causato da un individuo radicalizzato fa guadagnare molti voti a Trump». L’abile Luttwak sa anche toccare corde ragionevoli, quasi democratiche (americane). Trump, «È chiaro che vuole interrompere missioni inutilissime come quelle in Afghanistan o in Iraq».
«Con Obama si è andati molto oltre ciò che la legge esige, ha ostacolato ogni forma di costruzione, strade, ponti, dighe o fabbriche. E Hillary vuole continuare a europeizzare gli Stati Uniti, fame una terra di regole, regolette, leggi e leggine che già hanno rallentato la nostra economia. Con Trump, nei ministeri e nell’amministrazione, arriveranno persone che applicano le leggi senza andare un passo oltre». Applausi.

Misurata fuori misura
E per l’Italia in guerra ma non troppo, un’altra ‘grana libica’ o stupidamente ignorata o altrettanto stupidamente nascosta. I libici di Tawergha. Cinque anni fa, ci ricorda Marinella Correggia su In Manifesto, i 40mila cittadini di pelle nera che popolavano quella città, in molti furono uccisi, imprigionati, tutti gli altri deportati in massa proprio dalle milizie dichiaratamente razziste di Misurata che l’Italia va a soccorrere.
Memoria storica recente. Tra i molti gruppi armati libici ai quali la Nato, Italia compresa, nel 2011 fece da forza aerea, le ‘Misrata Brigates’, decine di migliaia di combattenti, furono parte della formazione islamista Fajr sostenuta dal Qatar. Altro che gli «eroi in ciabatte» -conclude Marinella Correggia- protagonisti della «rivoluzione» libica nel 2011, poi della «lotta contro Daesh a Sirte» nel 2016.

Azzardo umanitario
Nel mirino dei misuratini, autori anche della cacciata di molte famiglie dall’area di Tamina, sono finiti poi cittadini non libici, africani subsahariani linciati o imprigionati senza processo né prove. La caccia al nero non è storia solo del 2011. Gli armati di Misurata hanno compiuto stragi di civili anche durante l’assedio, nel 2012, alla città di Bani Walid accusata di ospitare sostenitori del passato regime.
E al tempo dell’assedio di Sirte, con Misurata sempre in prima linea, fu impedito l’accesso alla Croce rossa nella città. Nell’agosto 2014 altre accuse di crimini: le milizie Fajr guidate da Misurata, nel prendere il controllo di Tripoli, avevano costretto alla fuga migliaia di civili distruggendone le proprietà. E mentre l’Ue chiudeva gli occhi sul traffico di armi verso le coalizioni jihadiste di Fajhr Libia, la città di Misurata rimane una base nel traffico di esseri umani.

Tags: libia
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