
‘Territorio Comanche’ era la terra infida per quei matti di reporter che osavano aggirarsi per le terre martoriate della guerra in Bosnia. Territorio Comanche era il segnale di pericolo che i colleghi si scambiavano su possibili agguati e colpi alle spalle. Lo spagnolo Arturo Peres Reverte ne ha fatto un libro magistrale. Probabilmente il magistrato della Corte dei Conti Salvatore Tutino questo non lo sapeva, ma il territorio infido dei tradimenti lo ha scoperto a sue spese senza dover arrivare sino in Bosnia. Gli sono bastati i dintorni del Campidoglio. E questa volta la povera sindaca Raggi pare non entrarci. Andiamo a scoprire l’ennesimo inciampo di una giunta che proprio non riesce a nascere nonostante gli oltre 100 giorni di gestazione.
L’economista e magistrato all’Ansa: «Lascio per il clima nel partito che dovrebbe sostenere Raggi». Cinque stelle serviti. Che sta accadendo nelle ‘sagrestie’ M5S capitoline? «Avevo dato disponibilità consapevole delle difficoltà e dei rischi che l’impegno avrebbe comportato. Difficoltà legate al lavoro da affrontare. Invece da giorni sono sulla graticola sottoposto a esami surreali, diventato oggetto di una contesa in cui, più che i curricula, contano le illazioni e dove le falsità e le beghe di una certa politica fanno aggio su professionalità e impegno. Gli attacchi, del tutto ingiustificati, da parte di esponenti della forza politica che dovrà sostenere le scelte della giunta, minano alla base ogni possibilità di un proficuo lavoro».
L’economista, che nel passato è stato anche superispettore tributario, salva la sindaca Raggi ma pesta duro sul movimento. «Ho sempre pensato che il problema non era lavorare duro per 24 ore al giorno, con una realtà difficile anche dal punto di vista tecnico, ma non sapevo che ogni scelta tecnica sarebbe stata sottoposta ad un parere assembleare che non si identifica con Roma, con una visione che nemmeno i greci avevano della politica. Il primo che si alza batte un colpo. E anche le persone animate da buone intenzioni, e serie come la Raggi, se non sono messe nelle migliori condizioni non possono fare molto. Sono beghe loro e se le risolvano tra di loro. L’unico timore che ho, come cittadino di Roma, che la situazione sia davvero difficile».
Salvatore Tutino è il terzo nome a cadere nella casella dell’assessorato al bilancio del Campidoglio. Dopo Marcello Minenna dimessosi insieme all’ormai ex capo di gabinetto Carla Raineri dopo che l’Anticorruzione aveva dichiarato illegittima la nomina della Raineri. La sindaca, nei giorni successivi, aveva individuato nell’ex magistrato della Corte dei Conti Raffaele De Dominicis, l’uomo giusto per occuparsi del bilancio capitolino. Una volta nominato, marcia indietro, con l’ex magistrato indagato per una vicenda legata al suo precedente incarico. Sulla sua nomina, come su quella di Salvatore Tutino, problemi in casa M5s. Tutino, nel 2013 era stato bollato nel 2013 da parlamentari di punta pentastellati come un “esponente della casta”.
A questo punto, superati i tradizionali 100 giorni della ‘luna di miele’ dell’amministratore con i suoi amministrati, la giunta Raggi sembra procedere ormai solo grazie all’ottimismo dichiarato e poco motivato della sindaca stessa: «Tutino ha detto no? Era una delle persone che stavamo esaminando, ma il nome arriverà presto». Un nome solo? Un assessore al bilancio, un capo di gabinetto, forse anche un nuovo assessore alla nettezza urbana, e poi, sempre per la spazzatura e i trasporti urbani, i vertici delle due municipalizzate disastrate. Una bella impresa per la sindaca che forse sta scoprendo assieme a noi come le regole dell’assemblearismo 5stelle poco aiutino a governare una complessità con tante emergenza come quelle della capitale.