Muro dopo muro in Svizzera tocca ai lavoratori italiani

L’Europa vista come ‘una Svizzera’ da chi scappa da guerre e fame, e la Svizzera che fa come una certa Europa con profughi e migranti, o non li vuole o ne fa entrare pochi e solo se utili per i lavori più umili, e per gli altri, muri e fili spinati. Storia meschina, ma vediamola. Il testo sottoposto agli elettori del cantone svizzero al confine con l’Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, chiede che sul “mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio”. Secondo i risultati definitivi, l’iniziativa referendaria ‘Prima i Nostri’, promossa dalla destra nazionalista Udc con il sostegno della Lega dei Ticinesi, ha ottenuto il 58% di sì. I no sono stati il 39,7%.

I promotori del referendum ‘Prima i nostri’ chiedono una modifica della Costituzione, con l’obbligo per i datori di lavoro di dare la precedenza agli svizzeri o agli stranieri domiciliati in Svizzera. Come recita il sito dei promotori del referendum, l’iniziativa “dà al Consiglio di Stato il preciso mandato di mettere in atto tutte le misure concrete per respingere la pressione al ribasso sui salari, evitare la sostituzione sistematica dei lavoratori residenti e assicurare che i ticinesi abbiano la precedenza nel mercato del lavoro”. Servirà una legge di applicazione del Gran consiglio”, ma la decisione finale appartiene al Consiglio Federale e al Parlamento di Berna. La forzatura costituzionale ed europea è evidente.

Problemi costituzionali e politici. Senza libera circolazione delle persone rischiano di saltare i rapporti tra Svizzera e Ue. Che dell’Unione non fa formalmente parte ma che ne accetta le regole. Un analogo referendum era già stato votato nel 2014 e o poi disatteso per l’impossibilità a trovare un compromesso con l’Unione europea in materia. Analogo problema questa volta, con un effetto certo, quello di creare tensione politica, viste le difficoltà anche legislative e costituzionali a dire che in Svizzera, non tutti i cittadini sono uguali di fronte alla lavoro, e quindi alla legge. L’altra Lega, quella sul fronte lombardo opposto, con qualche problema di coerenza, per bocca del governatore Maroni promette ritorsioni.

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