Fertility Day, non tutto ma di tutto, come nella pubblicità della Rai. La fertilità detta in inglese, tipo ‘Jobs Act’. E dopo le polemiche e le proteste per l’opuscolo razzista diffuso con la disastrosa campagna voluta dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, il colpo di grazia. Matteo Renzi nella sua quotidiana presenza televisiva, ieri a La Sette, parla dell’opuscolo: «Tecnicamente parlando è inguardabile dal punto di vista della comunicazione. E’ sbagliato, lo ha detto anche la ministra. Lorenzin non deve dimettersi, non scherziamo. Ha posto un tema vero di mancata crescita demografica. Ma lo hanno detto in un modo che fa alzare i capelli anche a Berlusconi». Battutista impenitente e avvertimento allegato.
A Roma, Padova, Bologna e Catania, le noiose tavole rotonde degli esperti, mentre nelle piazze i giovani hanno manifestato per un parallelo Fertility Fake, armati di cuscinoni per mimare pance finte e clessidre: «Il governo ci incita a fare figli – spiegano – e a farli presto. Molti di noi vorrebbero pure… e infatti #siamoinattesa. Di asili nido, welfare, reddito, bonifiche».
Da più parti sono arrivate richieste di dimissioni del ministro, respinte come abbiamo visto da Renzi via Tv, ma ministra sa di aver corso un brutto rischio, che ancora non è finita, e ora respinge la sua creatura.
«La campagna per il Fertility Day era proprio brutta». Giudizio lapidario e definitivo, visto che a pronunciarlo è la ministra in persona, l’ineffabile Beatrice Lorenzin, che non trova niente di meglio che aggiungere: «Ma io faccio il ministro e non il comunicatore, dunque mi interessa il messaggio più della campagna in sé». Ministra ministra, prenda ad esempio dal premier che governa facendo il comunicatore. Comunque sia, al suo ministero fanno i comunicatori senza discutere, valutare proposte e chiedere avalli finali? Non diciamo scemenze!
Il problema è che questo Fertility Day, già dal nome si trascinava dietro l’idea di donne gravide, di uomini inseminatori, di immagini di mamme che allattano. Suonava fasullo da subito, pieno di intenzioni da ‘Crescete e moltiplicatevi’, che è lettura legittimamente religiosa nella vita, adatta per la Cei ma non per una iniziativa governativa almeno così fatta. Ed ecco il Fake Day della manifestazione che ieri a Roma ha sbeffeggiato l’improvvida Lorenzin in tutti i modi. Forse perché i ragazzi italiani oggi hanno altri problemi prioritari cui pensare.
Il messaggio finale della iniziativa ministeriale è che per fare figli bisogna vivere bene, essere sani, normali, senza vizi, e possibilmente belli e benestanti. Bia Sarasini, su il Manifesto si chiede, bisognerà anche avere un certificato? «Dichiarare di non avere messo a repentaglio i preziosi ovuli e gli infaticabili spermatozoi, di esserne i custodi attenti? Lì si va a finire se si mette al centro la fisiologia della sessualità, se si riduce il corpo alle sue funzioni, e se ne fa una misura generale, sociale e politica. Insomma, cara ministra, non sarà che se i famosi comunicatori hanno intrapreso una strada razzista, sessista, diciamolo, francamente fascista, è perché un’idea del genere lì affonda?».