
Il ‘Cremlinum’
Da noi si litiga per un irrilevante Italicum, irrilevante per le sorti del mondo. Proviamo ora ad immaginare un pasticcio simile che si chiami ‘Cremlinum’. Qui non si tratta di un ‘Renzi Chi?’, ma di Vladimir Putin, e il mondo trema e si interroga. La Russia della molto litigata democrazia parlamentare s’è data un sistema elettorale fatto su misura per garantire la ‘governabilità putiniana, ma dopo Putin? Il ‘Cremlinum’, che rimescola le carte, permetterebbe al Cremlino, sostengono molti osservatori, di mantenere saldo il controllo sulle urne senza nemmeno dover ricorrere ai brogli.
Curiosità internazionale, il voto della Crimea con i suoi 1,8 milioni di abitanti: l’affluenza e le preferenze saranno per Mosca un dato molto importante, che avrà potenzialmente ripercussioni sulla complessa partita di Putin in Ucraina. Ma sarà l’economia che non tira, la causa principale del malumore popolare, a segnare il voto. Ad indorare la pillola nei confronti della opposizione moderata, ci spiegato i tre osservatori Ansa, la nominata di Ella Panfilova, ex commissaria ai Diritti Umani a capo della Commissione Elettorale, centro di passati intrallazzi.
Il potere putiniano
Il presidente russo, ad aprile, ha istituito “un nuovo corpo armato”, la Guardia Nazionale, in cui sono confluiti sia le attuali ‘truppe interne’, le forze di sicurezza responsabili per calamità e grandi rischi, sia i corpi di elite della polizia. Con un dettaglio. La Guardia Nazionale non risponde più al ministro dell’Interno ma, di fatto, al “comandante in capo” della Russia. Cioè Putin. A guidare il nuovo ente è Viktor Zolotov. Fedelissimo dello ‘zar’ sin dai tempi di San Pietroburgo.
Alla Guardia Nazionale è stato affidato il compito di “combattere il terrorismo e il crimine organizzato”, ma c’è il timore di una svolta autoritaria. Il terrorismo non c’entra nulla”, sostiene Pavel Felgenghauer, esperto militare e analista per Novaya Gazeta. Mossa preventiva, denuncia l’opposizione per contrastare eventuali prossimi problemi in piazza, visto le condizioni economiche sempre peggiori del Paese. Poi, su quel fronte, il giro di vite giuridico-giudiziario.
Il Grande Fratello della stappa
Stretta severissima anche sui diritti civili. Dai 5 ai 10 anni di galera per “l’istigazione o il coinvolgimento nell’organizzazione di disordini di massa”. Reato decisamente elastici nella loro definizione. La legge prevede provvedimenti da Grande Fratello per gli operatori telefonici e i provider internet, tanto da far insorgere la talpa del Datagate, Edward Snowden, che proprio a Mosca ha trovato asilo. La legge obbliga le società di telefonia e di servizi internet a conservare per sei mesi i dati di traffico fra gli utenti. Una mole enorme d’informazioni.
Legge ‘staliniana’ e stupida, è la valutazione di molti tecnici. Se applicata, la legge potrebbe costare al settore delle telecomunicazioni fino a 138 miliardi di euro. Una cifra insostenibile per la Russia di oggi. Inoltre, la deprecata legge «Yarovaya», dal nome della deputata che l’ha proposta, è stata definita “la più repressiva della Russia post-sovietica”, addirittura con tinte staliniane, quando ritiene ogni cittadino perseguibile se non denuncia le possibili informazioni in suo possesso.
Dopo Vladimir il diluvio
Anche per Putin (come per Renzi), scadenza elettorale chiave nel 2018. E anche per Putin, rottamazione generazionale senza pietà. Meno Vecchia Guardia e più Uomini Nuovi. Illustri sconosciuti spesso incapaci -dicono i maligni- ma facilmente controllabili. Quanto la Russia ci è vicina! Una generazione di 40enni pescati nei servizi di sicurezza e forze speciali (a Mosca), tecnici e funzionari d’apparato. Politici di carriera abbastanza efficienti da gestire la crisi economica e in grado di garantire la scadenza del secondo mandato di Putin nel 2024
Una strategia di lungo periodo, quindi. La girandola degli avvicendamenti non si limita alle cariche politiche ma investe il cruciale mondo degli apparati di sicurezza. E c’è chi ritiene che sia sempre più precaria la posizione di Dmitri Medvedev, capo del governo, che l’opinione pubblica considera il responsabile della politica economica. Sopra tutto e tutti, l’onnipresenza di Putin e la sua popolarità, -che resta stellare, di dicono i tre dell’Ansa- legittimazione e debolezza assieme, nella prospettiva di dover prima o poi passare lo scettro del comando a un successore.