Siria, perché la sofferenza di un bimbo per un po’ di umanità?

Dalla Siria una foto che, coma qualche volta accade, in una sola immagine sintetizza orrori e sentimenti infiniti. Oltre ogni strumentalità di appartenenza. Le immagini ormai virali sul web mostrano tutto l’orrore della guerra sul volto sporco di sangue di Omran, 5 anni. Nel video, uno dei soccorritori porta via in braccio il bimbo dalle macerie. Lo porta fino all’ambulanza, poi lo mette delicatamente su una sedia. Omaran è coperto di polvere, ha un’aria stanca e stordita e con la manina si toglie il sangue dal volto. Il piccolo è stato curato, riferiscono i medici, per delle ferite alla testa ed è stato dimesso. Ma l’attacco aereo sul distretto di Qaterji, dicono gli attivisti, ha causato otto morti, tra cui cinque bambini.

Ora, di fronte all’orrore che, reso pubblico, suscita l’orrore sopito dalle vacanze, qualche potente su muove. A muoversi per prima la Russia che si dichiara pronta a sostenere la proposta di una tregua di 48 ore su base settimanale ad Aleppo per consentire l’invio di aiuti umanitari nella città assediata: lo fa sapere il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo. Si dovrebbe iniziare la prossima settimana. Una richiesta di tregua era stata avanzata dalle Nazioni Unite. Una dell4e forze on campo. Ma gli altri?

L’Unione europea, con le condanne di rito, che servono solo come segnale di esistenza in vita di una istituzione che in quello scenario di disperazione conta praticamente zero. Sullo stessolivello di incisività, l’inviato speciale dell’ Onu per la Siria, Staffan de Mistura, che, in controtendenza ha annunciato di avere sospeso l’attività della sua task force umanitaria affermando che i continui combattimenti ostacolano gli aiuti ai civili. Stop agli aiuti di fatto impossibili ma De Mistura è tornato a chiedere una tregua di almeno 48 ore, in particolare ad Aleppo.

«In un mese – ha sottolineato de Mistura – neanche un solo convoglio ha raggiunto le zone assediate. Perché? A causa dei combattimenti». De Mistura ha ricordato che a Madaya e Zabadani, città strette nella morsa delle forze governative, così come a Foua e Kafraya, sotto il fuoco dei ribelli, non arrivano aiuti umanitari dal 30 aprile, cioè da 110 giorni. Ironia tragica, la Giornata mondiale dell’aiuto umanitario che si celebra domani.

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