Sirte quasi liberata, ma che sta accadendo alla Libia?

La Libia sempre più come un miraggio dai suoi deserti: ciò che leggi di lei sulla stampa internazionale e ciò che appare a chi la guarda da vicino senza prevenzioni e con qualche dato di fatto in più. Ad esempio, ricordando che l’attuale premier a capo del governo nel nome di un ‘Accordo nazionale’ che non esiste, Fayez al-Sarraj, fu ministro di Gheddafi che abbandonò nel 2011 per collaborare con gli Stati Uniti. Dalle parti della Libia e non solo, c’è chi potrebbe considerarlo un traditore, o comunque una persona di cui è meglio non fidarsi e con un seguito politico assolutamente irrilevante nel suo stesso Paese.

Alcuni fatti e piccole considerazioni
1. Solo pochi giorni prima dei nuovi bombardamenti statunitensi, nella piazza di Tripoli e nell’Est del Paese migliaia di libici protestano contro ogni ingerenza esterna dopo l’abbattimento di un Jet francese e la morte dei tre militari a bordo.
2. Il Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi, federazione islamista avversaria dell’esercito del generale al-Haftar, ribadisce il no alle truppe straniere in Libia denunciando la presenza occulta di statunitensi, britannici e francesi, che da mesi compiono operazioni in accordo segreto con il governo di Sarraj.
3. Il sospetto è quello di iniziative preparatorie alla prossima suddivisione della Libia: all’Italia la Tripolitania, ai britannici la Cirenaica e alla Francia il Fezzan. Secondo gli oppositori le potenze americane ed europee intenderebbero riaprire le basi militari che Gheddafi aveva chiuso nel 1970.

Vecchie questioni di potere e di soldi. A partire da quei 150 miliardi di dollari di fondi sovrani confiscati nel 2011. Dovevano servire per creare una unica Banca africana e organismi finanziari in alternativa al dollaro e al franco francese coloniale. Ma la rivolta contro Gheddafi e la sua uccisione hanno risolto il problema che si stava ponendo per alcuni Paesi.
Ma questa è storia più meno nota per racconti spesso manipolati.

Un salto da ieri a oggi
Da Tobruk, il Consiglio Supremo delle tribù e delle città libiche chiede all’Unione Africana e ai membri del Consiglio di Sicurezza Onu di assumersi le proprie responsabilità e proteggere il popolo libico in quanto i raid americani stanno avvalendosi di un placet del Governo Sarraj per colpire oltre che Isis a Sirte, anche i sui oppositori.
Poi vi sono le tribù: Warfallah, che conta oltre 1 milione di persone da Bari Walid a Sirte; Tarthuna, incentrata a Tripoli; Zuwaya, in Cirenaica, dove controlla i giacimenti petroliferi.
I clan gestiscono reti economiche e di potere in grado di destabilizzare il Paese.
E in molti tra le ‘Kabile’, oggi guardano a Seif al Islam -il figlio preferito di Gheddafi- da mesi sotto protezione nella prigione di Zintan dall’estate 2011. Seif al Islam come il solo rappresentante in grado di riunire il frammentato mondo delle tribù libiche, perché è l’unico al quale si riconosce legittimità nazionale.

Le tante guerre libiche in corso
Francia, Germania e U.K a Tobruk, e Stati Uniti fra Tripoli e Cirenaica, vengono contestati dalla popolazione libica che non vuole sottostare alle agende di Paesi esteri. Il governo Sarraj,
privo di credibilità e legittimazione, sarebbe espressione degli interessi occidentali per la lotta a Daesh e la limitazione del flusso migratorio.
Né piace alla popolazione di Sirte l’idea di essere liberata da Daesh dalle milizie di Misurata, passate dalla parte di Sarraj, ma in realtà autonome.
Fin dall’inizio, Usa. Onu ed Ue hanno ignorato le tribù ignorando due componenti essenziali: la dimensione tribale della società libica e attualmente la loro vicinanza all’ex regime.
Se nel 2011 le tribù accolsero l’intervento straniero perché serviva ai loro scopi, ora denunziano la presenza della Francia, della Germania, della Gran Bretagna nell’Est a favore di Haftar e l’intervento USA arrivato via Sarraj.

Risoluzione Onu e puzza di petrolio
La Risoluzione 2259 usata dagli Usa per bombardare prevedeva una nuova consultazione del Consiglio di Sicurezza, visto che il governo Sarraj non era riconosciuti da nessuno dei due parlamenti libici in conflitto.
Critiche severe anche nei confronti dell’inviato ONU Martin Koblu da parte dei vertici della National Oil Company che controlla il sistema petrolifero libico.
Il fatto è che il governo di Tripoli ha pagato gli arretrati degli stipendi di tre anni per 40 milioni di dollari alle guardie petrolifere di Ibrahim Jadran, in cambio dell’apertura del terminale della Cirenaica che bloccava da 3 anni.
Jadran avrebbe dovuto proteggere le installazioni e invece le ha sequestrate procurando alla Libia un danno di oltre 100 milioni di dollari.
Vero è che, sul fronte opposto, in Cirenaica, Haftar, altra creatura americana ora supportato da Francia ed Emirati arabi uniti, starebbe preparando un assalto alle guardie petrolifere di Jadran.

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