
Siria, medaglia d’oro nello scannatoio planetario, senza tregua vacanziera od olimpica. Massacro Aleppo, covo di ribelli più o meno ‘buoni’, ieri circondata dalla forze governative, oggi assedio rotto da parte dei ribelli. Va e vieni su piccole porzioni di territorio pagate ogni volta con centinaia di vite. Follia umana ma partita tecnico militare decisiva. Aleppo, ultimo caposaldo ribelle, tra resistenza e resa, prima di provare almeno un cessate il fuoco.
Fonti incerte raccontano che le fazioni ribelli avrebbero rotto l’assedio. L’accerchiamento non avrebbe funzionato del tutto e, al prezzo di centinaia di ribelli morti nell’assalto, i governativi sarebbero stati respinti. E gran bottino per quelle fazioni armate. Nell’accademia d’artiglieria a Ramouseh, quartiere di Aleppo, i ribelli affermano di essersi impossessati di una vero e proprio arsenale.
Pezzi d’artiglieria, obici, lanciarazzi, carri, mortai, munizioni e molto altro materiale bellico ora nelle mani dei ribelli che. Ovviamente tutto al condizionale -foto pubblicate in rete comprese che mostrano anche qualche carro armato- che le formazioni variamente jihadiste potranno usare per tentare di andare avanti verso un obiettivo che oggi risulta assolutamente incerto. Chi controlla Aleppo e chi la assedia? O Aleppo o Damasco, e chi vince piglia tutto.
Dato che pare certo, i raid aerei dell’aviazione siriana e russa da soli senza le truppe di terra non bastano a conquistare un’area strategica. Delle circa 400mila forze disponibili tra i soldati regolari dell’esercito di Assad, ne resterebbero oggi circa 180mila, in una situazione sempre più difficile per Damasco. Decisiva la svolta del Fronte Al Nusra di tagliare con Al Qaeda per la grande fazione islamista di Jaish Al Fatah, l’Esercito della Conquista, che riunisce quasi tutte le brigate ribelli.
Dopo lo Stato Islamico, Al Nusra è la forza d’opposizione più rilevante di tutta la Siria. Rapporti con gli uomini di Al Baghdadi sempre difficili salvo accordi per necessità e tattica. Jaish Fateh Al Sham, il “Fronte della Conquista del Levante”, resta una forza integralista salafita, che per necessità di guerra frena al momento sull’integralismo ideologico religioso.
Al quinto anno di guerra e l’impossibilità per le parti di giungere a una vittoria schiacciante, valuta su LookOut Luciano Tirinnanzi, si fa strada l’ipotesi di una divisione inevitabile del paese, secondo demarcazioni definite sul campo con le armi. Ecco perché la battaglia di Aleppo diventa assoluta. Solo dopo Aleppo si potrà trattare per la pace. E solo dopo la cacciata dello Stato Islamico da Raqqa. Mettendo in conto il Kurdistan siriano, il Rojava, di fatto autonomo.