Il Brasile in crisi profonda e la fiction olimpiade

Trionfalismi d’estate, assieme alla voglia di allontanare almeno per un po’ dalla testa cattivi pensieri.
Tutto pur di non pensare a folli olimpiadi romane. Rio, oltre la vetrina, ci aiuta. Villaggio Italia raccontato su Dagospia. “Palazzina 20 del complesso di Isla Pura. E che oggi è il condominio del team Italia al villaggio olimpico. 17 piani di altezza, 31 delegazioni, per un totale di 3.604 appartamenti. Complesso residenziale non terminato, costato cinque volte più del previsto, villaggio della discordia, stanze senza vetri (solo zanzariera anti Zika), soffitto di carton gesso, bagni con lavandini piccolissimi, wc dove non si può buttare la carta, altrimenti tutto s’ intasa, però bei balconi”. Povero Brasile di Lula e di Dilma Rousseff, o forse è tutta colpa loro?

Farsi bersagli in tempi di terrorismo
L’ America è di nuovo ‘missing’, scomparsa, quasi clandestina. Nessuna facciata a stelle e strisce. Torna la paura, il poter essere un bersaglio del terrorismo. Meglio nascondersi. Era appena uscita dalla clandestinità, spenta per due edizioni. Undici anni dopo l’ 11 settembre, a Londra, gli Usa avevano riacquistato visibilità. A Rio 2016, anno del Califfo, sono di nuovo fantasmi. Palazzina 19, proprio accanto all’Italia, che non è esattamente una garanzia per noi. Spenta anche Cuba -sempre Dagospia- consigliata a non essere politicamente chiassosa. Insomma, la ‘vetrina olimpiade’ si conferma il rischio catastrofe anche economica che fu per la Grecia. Ma tant’è, qualcuno ancora insiste. Ma noi proviamo ad andare oltre.

Giochi da Fantozzi e Fantozzi ai giochi
Le prime storiche Olimpiadi sudamericane raccontate dall’inviato di un quotidiano alla vigilia. “Un’orda di professori furenti perché da mesi non ricevono gli stipendi ha spento la torcia olimpica ormai prossima a Rio. Poi, si è scoperto che il fastoso ‘Main Press Center’ del Parco Olimpico che ospiterà 1200 giornalisti da mezzo mondo è dotato di appena 4 wc, un invito per il quotidiano O Globo a titolare «Vai dar m…».  «Pravda on the Hudson», il New York Times offeso dai tifosi di Trump anche in Italia, avrebbe scoperto che nella baia di Guanabara che ospiterà le gare di nuoto di fondo e windsurf, meglio bocca sigillata visto che le acque sono così inquinate che berne anche solo un sorso potrebbe essere fatale.

Rio-Olimpia della follia 
I cessi che mancano per i giornalisti non è poi gran notizia. Notizie più concentrate. Dalle scemenze al dramma, la Rio oltre i lustrini bugiardi a cinque cerchi. I vescovi brasiliani, il cardinale Tempesta, nomen omen, denunciano una vera e propria “Catastrofe sociale”. Parliamo di sanità, istruzione, carenza di cibo, sicurezza, casa, occupazione, la mancata ricezione dei salari e delle pensioni. Oltre l’allarme lanciato da Amnesty International per la violenza degli omicidi causati dalle forze di sicurezza che operano nei quartieri più poveri e violenti e tra i ragazzi di strada. Poi, «il lato oscuro del Brasile», denunciato da Tonico Benites, antropologo dell’associazione guarani, le popolazioni indigene, e di una vetrina mondiale mal costruita con sfratto degli indiani e dal furto delle loro terre.

Antipasto a ‘C’era una volta’
Ancora due dettagli per questo primo sabato d’agosto olimpionico. Sempre a proposito di popolazioni indigene. I famosi ‘Indiani d’America’ con cui fece confusione Cristoforo Colombo. Quando i primi Europei arrivarono in Brasile, nel 1500, nel Paese vivevano oltre 10 milioni di Indiani. Oggi ne sono meno di 10 mila, e sarebbero scomparse 1500 tribù. Ora il Congresso del Brasile sta discutendo una legge che darebbe ai proprietari terrieri anti-indigeni la possibilità di bloccare il riconoscimento di nuovi territori indigeni e la possibilità di poter smembrare anche quelli già esistenti. Una catastrofe per le tribù di tutto il paese, che dipendono dalla loro terra per sopravvivere. Per approfondire: www.survival.it.

Oltre la sceneggiata tv
“Sarà Maravilha. La prima volta del Sudamerica, l’entrata del Brasile nel club dei Cinque Cerchi dopo 120 anni”, scrive Emanuela Audisio su Repubblica, subito a proporci la facciata della menzogna da svelare. Copacabana compresa. In tv i primi piani su Rio, atleti e stadi, verranno benissimo. Danni collaterali, quelli citati prima. La tv non prevede povertà e desolazione. “Sono giochi, non tg”. “Olimpiadi acceleratore di orgogli, frullato di nazionalismo”. Il Brasile nel 2008 fece un passo avanti con Lula, metallurgico eletto presidente. Fu lui a pretendere il risarcimento sud americano dal comitato olimpico. Il Brasile usciva dalla povertà, si stava formando una classe media, voleva una possibilità. Pare sia stata sprecata. Ora Rio 2016 è già in bancarotta. Ma in tv sarà tutto bellissimo. Olimpia cosmesi.

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