
A DACCA NOVE VITTIME ITALIANE.
Sono almeno venti i civili uccisi da un commando terrorista che ha assaltato ieri sera un bar-ristorante nella capitale del Bangladesh, e la maggior parte sarebbero italiani e giapponesi. I fondamentalisti avrebbero risparmiato solo chi sapeva recitare versi del Corano, colpendo gli altri ‘con lame affilate’. La premier Hasina ha riferito che un terrorista, ferito, è stato arrestato. Tredici ostaggi sono stati liberati e sei assalitori sono stati uccisi.
Gli ostaggi italiani sono imprenditori e commercianti del settore dell’abbigliamento, ha precisato l’ambasciatore spiegando che ad allertare la sede diplomatica è stato un connazionale che era nel gruppo di italiani e che al momento dell’assalto era nel giardino per fare delle telefonate.
Il Califfo aveva promesso un Ramadan di sangue
Il 21 maggio Al Baghdadi aveva ordinato di colpire “infedeli e apostati”. Decine gli attentati per destabilizzare il mondo arabo e l’Asia
Da allora, in Occidente c’è stato il controverso e ancora poco chiaro massacro di 49 persone al Pulse di Orlando in Florida, 12 giugno.
Poi l’uccisione di due agenti a Magnanville in Francia, il giorno dopo.
Ma nel vasto mondo islamico che va dal Marocco al Bangladesh, è stato un susseguirsi di attacchi rivendicati o attribuiti all’Isis.
Ad Aktobe, Kazakhstan, il 6 giugno, 10 morti fra civili e militari.
Ad Amman, lo stesso giorno, tre agenti dell’Intelligence e due civili uccisi. A Rukban, ancora in Giordania il 21 giugno, sei soldati uccisi.
A Kot, in Afghanistan, venti civili uccisi in un villaggio assaltato e dato alle fiamme il 24.
E poi i 43 militari massacrati a Mukalla, nello Yemen, durante la cena dell’Iftar.
E, il 27, l’attacco al villaggio cristiano di Al-Qaa, in Libano, sette civili morti.
E poi Istanbul, il 28, altre 44 vittime e oltre 200 feriti.
Isis e la ‘Ritirata nel deserto’
Isis ha perso Falluja e Sirte, e forse perderà presto anche Raqqa, ma non si considera sconfitto e annuncia la «ritirata nel deserto».
Isis è ancora capace di controffensive, la resistenza a Raqqa, e di compiere agguati e attacchi suicidi. Per conquistare Falluja l’esercito iracheno e la milizia Hashd al-Shaabi hanno perso 1800 uomini.
Ma non è questo il problema più preoccupante e grave.
Il Califfato dimezzato in territorio e uomini non è meno pericoloso -osserva su La Stampa, Stabile- . «Il timore è che anche quando sarà cancellato dalla carta geografica continuerà a esistere e a minacciare l’Occidente nascosto sotto uno strato sottile di sabbia».
Il Bangradesh islamico
Il Bangladesh è uno dei primi Paesi al mondo per presenza di musulmani: circa 148 milioni, contro i 200 milioni dell’Indonesia, i 178 del Pakistan e i 177 dell’India.
Il bacino di potenziali jihadisti in Asia è, infatti, enorme. Soprattutto, se messo in relazione con la crescita annuale della popolazione musulmana che, secondo alcuni studi (tra cui l’americano Pew Forum on Religion and Public Life), nel 2030 crescerà del doppio rispetto al resto degli abitanti del pianeta. A quella data, più di 6 musulmani su 10 abiteranno nell’Asia Pacifica (Cina, Australia e Sudest Asiatico), mentre il Pakistan -attuale base operativa di Al Qaeda e quasi certamente rifugio dello stesso leader Al Zawahiri- supererà l’Indonesia come nazione musulmana più popolosa al mondo.