Non solo sindaci ma pro o contro Renzi

Non solo sindaci. Renzi ha provato in tutti i modi a ridurre il ballottaggio sui sindaci a partita locale ma senza convincere nessuno, salvo la stampa allineata. Due diverse opposizioni, centrodestra e movimento 5stelle che, con alleanze spurie, puntano a fare lo sgambetto al premier. Incominciando a colpire il Pd, la cui partita elettorale appare a rischio. Partito democratico escluso dal ballottaggio a Napoli, impegnato in una rincorsa disperata a Roma, partita all’ultimo voto tra Sala-Parisi a Milano, e sorprese possibili da Torino.

I Cinque Stelle scommettono soprattutto sulla sfida nella capitale, con Virginia Raggi che al primo turno ha ottenuto il 35,25 per cento contro il 24,87 di Roberto Giachetti e conta di raccogliere i voti della destra esclusa dal ballottaggio e degli antirenziani sparsi a sinistra. Partita più incerta ma forse politicamente più decisiva, a Milano, dove il candidato del centro destra Stefano Parisi rincorre all’ultimo voto il renziano Beppe Sala. Prova d’esame per tutta la strategia renziana, a caccia dei voti dal centro alla destra moderata.

Dopo due anni e mezzo di governo, perdere il governo di Roma e, fosse mai, anche di Milano, sarebbe sentenza politica. Numerosi analisti parlano di probabile “fine dell’età dell’arroganza”, per il decisionismo renziano. Vedremo. Intanto, si impone lo strano tripolarismo italiano, farcito di antipolitica. Tre partite. Milano decisiva per Matteo Renzi. Il Movimento 5 Stelle e Roma. Il centrodestra e la battaglia per la leadership. E stasera le quattro maggiori città italiane potrebbe eleggere il sindaco con meno della metà dei votanti.

Una osservazione di Antonio Polito sul Corriere della Sera: “I Cinquestelle devono dimostrare che possono raccogliere il voto di tutti gli anti renziani, di essere i più trasversali tra gli oppositori del governo. Solo se l’elettorato si convince che esiste un’alternativa a Renzi può davvero bocciare il suo referendum e mandarlo a casa. Se il «tutti contro Renzi» non riesce, i Cinquestelle restano grandi, ma restano anche soli”. Intanto, rilevava ieri Norma Rangeri sul Manifesto, “Nel cosiddetto popolo di sinistra c’è divisione, incertezza, dubbio”.

Sempre il Pd nella sua versione renziana, al centro dell’analisi critica sul voto si oggi, letta dalla sinistra che rimane oltre i fallimenti elettorali di Fassina. “Il presidente del Consiglio, convinto di essere onnipotente, ha usato la “rottamazione” -in parte necessaria- come arma di liquidazione di massa interna. Senza tuttavia esercitare una forte capacità attrattiva verso destra (se non nelle ridotte di Alfano e Verdini). Renzi ha fatto intorno a sé terra bruciata. E adesso va ai ballottaggi elettorali praticamente da solo”. Partita decisamente in salita.

E il risultato di oggi, non avrà soltanto un significato locale. Efficace l’immagine da europei di calcio. Primo tempo di una partita nella quale le squadre elettorali si giocheranno quasi tutto. Ma in autunno.

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