Brexit, finta battaglia navale sul Tamigi e miliardi veri a rischio

Molto «sense of humor british» quella finta battaglia navale per il referendum sull’Ue sulle acque del Tamigi: imbarcazioni pro o contro senza arrembaggi e affondamenti. Una flottiglia di pescherecci dell’euroscettico Nigel Farage ha risalito il fiume per arrivare di fronte a Westminster, mentre un’imbarcazione guidata da Bob Geldof, rockstar pro unione, ha cercato di dargli fastidio a colpi di musica e altoparlanti. Ma la partita reale è molto molto più seria. E incerta.

Mentre si consumava la sceneggiata elettorale sul Tamigi, a Westminster atmosfera serissima. Il governo ha sostenuto che, in caso di Brexit, sarà necessario un budget di emergenza per far fronte a un buco da 30 miliardi di sterline. L’ipotetica manovra, ha spiegato il cancelliere George Osborne, prevede aumenti delle tasse sui redditi base e sulle aliquote alte, un 5% di incremento delle imposte su carburante e alcolici, tagli al bilancio della sanità, difesa e istruzione del 2%.

L’annuncio del cancelliere ha scatenato un putiferio: circa sessanta deputati della maggioranza conservatrice hanno fatto sapere di essere contro la manovra, accusando Cameron di volersi vendicare in caso di Brexit. «Se il cancelliere crede che voteremo questa manovra punitiva si illude di brutto», ha detto uno di loro, Owen Paterson, accusando il fronte pro-Ue di essere nel panico. «Non esiterei a votare contro». Ammesso che Cameron sopravviva a un voto per uscire dall’Ue.

Osborne non si è lasciato intimorire. «L’impatto economico di un’uscita dall’Ue si farà sentire». Non è un caso, dopotutto, che gli economisti si augurino quasi all’unanimità che vinca il Remain. Dall’altra parte dell’Atlantico il governatore della Federal Reserve, Janet Yellen, non alza i tassi in attesa dell’esito del referendum britannico. Il Fondo Monetario Internazionale ha invece iniziato a prospettare i grandi rischi per i mercati finanziari in caso di Brexit. Tra tifoseria e analisi vera.

In bilico anche il futuro di Cameron e del partito conservatore, incerto quanto il rapporto tra Regno Unito e Ue. Intanto, incoraggiati dai sondaggi che li danno in vantaggio, i «Brexiteers» già preparano una «roadmap» per completare le procedure di divorzio entro il 2019. Intanto chi può, scappa. Nel 2016 quasi duemila richieste di cittadinanza irlandese, il 25 per cento in più rispetto al 2015. Le domande dall’Inghilterra, Galles, Scozia e Nord Irlanda. Brexit per rimanere nell’Ue.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro