
Il sempre sorridente segretario generale delle Nazioni Unite, confessa al pianeta di non contare nulla di fronte a una montagna di soldi segnati da una sgradevole puzza di petrolio, e racconta di essere stato costretto a togliere l’Arabia Saudita e altri paesi che compongono la coalizione a guida araba che combatte in Yemen, da una lista che elenca gli stati che violano i diritti dei bambini nei conflitti armati. L’assoluzione del petrodollaro.
L’Onu aveva aggiunto alla lista l’Arabia Saudita lo scorso 2 giugno, dopo l’uscita di un report che indicava la coalizione come responsabile della morte del 60 per cento dei 1.953 bambini uccisi nel conflitto. Sono bastati pochi giorni, però, perché l’Arabia e altri paesi alleati iniziassero a esercitare sulle Nazioni Unite una pressione insostenibile. Se ci mettete nella lista dei cattivi, assassini di bambini, “niente più soldi da parte nostra”.
Il segretario generale, ha ammesso in conferenza stampa, si è trovato così di fronte a una scelta impossibile: tenere fede alla coerenza morale delle decisioni prese dall’ente da lui guidato o veder sprofondare alcuni importanti programmi umanitari in Siria, Sudan del sud, Palestina: i fondi all’Onu di Riad e dei paesi del Golfo sono ingenti.
E così, con la solita debole protesta (“è inaccettabile”), Ban ha dovuto capitolare e ha tolto la coalizione araba dalla lista incriminata. Metafora quasi perfetta del crollo, in corso ormai da tempo, dell’autorità morale dell’Onu. Nata, tra le altre cose, per difendere i diritti umani, l’Onu è oggi in balìa di stati che i diritti umani li calpestano.