Leader oggi, monumenti al merito ignoto

La classe dirigente si forma o si inventa? Sistemi educativi e perdita di valore dell’esperienza. Tagliare le curve, il padrino giusto e sono nate carriere singolari, personaggi di cui non si conosce il merito e tanto meno i risultati. Tra competenti e appartenenti. La ricerca ossessiva della esposizione mediatica. Mediocrità certificata e propensione ai leader salvifici.

La produzione di classe dirigente, in tutti i campi, è uno dei problemi che compromette da anni il tessuto sociale del Paese, vanamente proteso a sostituire i circuiti seri di alimentazione con formule improvvisate e trovate stravaganti.

La carenza di formazione, figlia di un degrado generale dei sistemi educativi e della perdita di valore dell’esperienza, ha generato approssimazioni crescenti nella scelta del personale da officiare al vertice di imprese e istituzioni, dando per scontato che basti trovare il percorso giusto per accreditarsi e un padrino cui rendersi accetti per i servigi da rendere e scambiare.

La cultura che ne scaturisce è che esiste sempre un modo per tagliare le curve, perché in fondo non c’è più un criterio di selezione che valga più di altri nel metterti in posizione su qualche ruolo di comando.

Sono nate così carriere singolari, exploit imprevedibili e del tutto miracolosi, personaggi di cui non si conosce bene il merito e tanto meno i risultati.

La mediocrità di tanti vertici è oggi sotto gli occhi di tutti, ma il risultato sembra paradossalmente quello di una rassegnazione che si limita a sospirare ‘così va il mondo’, volgendo gli occhi da un’altra parte e spingendo verso l’accentuazione di un riversarsi esasperato degli interessi su logiche e investimenti individuali.

Nel contempo si parla come non mai di meritocrazia, che è un modo subdolo per sabotare il merito, delegando a criteri del tutto formali e opinabili il setaccio dei ‘competenti’, sempre più spesso identificati con gli ‘appartenenti’.

L’attribuzione delle responsabilità certifica a posteriori la bontà e il merito degli adepti; l’ossessiva ricerca di esposizione mediatica farà poi il resto.

Che questo sistema stia minando non solo la tenuta delle strutture organizzate ma, molto più colpevolmente, la testa e la fiducia della gente, dei giovani in particolare, non sembra interessare gran che.

Cresce, su questa mediocrità certificata e benedetta, la propensione a celebrarsi come leader salvifici, con una ostinazione e un orgoglio che sarebbe persino ammirevole se non fosse, alla lunga, ridicolo.

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