Israele a destra dell’ultradestra per finire dove?

È la vittoria di un vero falco, modera il parigino ‘La Monde’ salvo poco dopo ricordare l’antico mestiere del neo ministro in attesa di insediamento: Lieberman, ex buttafuori moldavo nei tempi dell’ex Unione sovietica. Le colpe della storia. Dopo settimane di acceso dibattito politico, il 30 maggio la knesset, ha finito per approvare la nomina di Avigdor Lieberman a ministro della difesa.
Quei tre soprannomi emblematici, «KGB», «le Tsar», «Raspoutine», «Signe qu’on ramène toujours le natif de la capitale de l’actuelle Moldavie à ses origines de l’ex-Union soviétique», Buttafuori da discoteche era e rimane, è la traduzione sostanziale.

La coalizione al potere in Israele, guidata da Benyamin Netanyahu, riunisce ormai tutti i partiti di destra estrema e induce molti a temere una deriva ultranazionalista che nopn si sa dove potrebbe portare il Paese mediorientale. Timore di avventurismi rafforzato dalle recenti dimissioni di due ministri e dall’inconsueta uscita di un militare di alto grado -il generale Yair Golan, aiutante del capo di stato maggiore dell’esercito- il quale ha dichiarato di scorgere nella situazione attuale di Israele qualche analogia con quella della Germania nazista.

Un affermazione su cui il mondo ebraico ha molte ragioni per riflettere. Ma a destra c’è chi solleva preoccupazioni. Avigdor Lieberman non ha certo fama di uomo equilibrato. Per esempio, nel marzo 2015 ha dichiarato che gli arabi israeliani, circa il 20 per cento della popolazione, che non davano prova di fedeltà allo stato ebraico andavano “decapitati”. Sparate gravi in bocca ad un ministo di uno Stato che si dichiara democratico.

Probabilmente per tentare di placare i timori di quanti lo giudicano un pericoloso arruffapopoli, Lieberman si è dichiarato favorevole alla soluzione dei due stati -come per altro aveva fatto lo stesso Netanyahu nel giugno 2009- applaudendo una recente dichiarazione del presidente egiziano Abdel Fattah al Sissi che ha esortato israeliani e palestinesi a tornare al tavolo delle trattative. Resta da vedere se Lieberman ha davvero intenzione di mettere in pratica le sue affermazioni.

Il giornalista e scrittore israeliano Meron Rapoport denuncia con asprezza le mire egemoniche della nuova élite politica di destra. Rapoport denuncia inoltre un vero e proprio «colpo di stato contro l’esercito, il principale e forse ultimo bastione delle istituzioni dello stato di Israele». Per il quotidiano di sinistra israeliano Haaretz, quello dell’arrivo di Avigdor Lieberman al ministero della Difesa «è un giorno nero. Non è certo ciò di cui abbiamo bisogno, ma al tempo stesso la dice lunga sulla nostra situazione».

Illazioni e allarmismo anti israeliano? Non si direbbe proprio, viste le fonti. Comunque verifica sul campo a giorni, a Prigi. «M. Nétanyahou -sempre Le Monde- pourra ainsi mieux maîtriser la réponse israélienne dans la séquence diplomatique sensible qui s’ouvre le 3 juin avec la première conférence internationale au niveau ministériel à Paris, dans le cadre de l’initiative française de paix au Proche-Orient».

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