Prima che arrivi, prima che accada, anche se purtroppo accadrà. A dire prima che per buon senso e buon gusto, non doveva accadere. Compostezza di fronte ad una vicenda certamente gestita malissimo da parte italiana alle sue origini. Quattro anni senza neppure un atto di incriminazione da parte indiana per i Marò, da oggi ambedue a casa. Ma anche due pescatori innocenti morti in India, forse colpiti per sbaglio dai Marò, forse da altri. Comunque sia, sollievo per la fine di una ingiustizia per assenza di giustizia, senza però dimenticare l’obbligo di verità che rimane.
Niente eroi quindi per vanità e incasso elettorale, per favore, anche se le premesse -già detto- fanno temere il peggio. Quel twitt del premier Renzi dal Giappone ad anticiparci Girone in Patria fatto simbolo della festa della Repubblica il 2 giugno. Entusiasmi d’occasione, speriamo, e ripensamenti da saggi consigli. Quel dettaglio del pescatori indiani uccisi che mai andrebbe dimenticato. Anche per una questione di credibilità internazionale, perché l’India ha buona memoria e forse anche qualche piccola ragione di diffidenza nei nostri confronti.
Ulteriori preoccupazioni dalla notizia che ad accogliere in marò che torna a casa, probabilmente con volo di Stato accompagnato dall’ambasciatore d’Italia a Delhi, ben due ministri, Esteri, Paolo Gentiloni, Difesa, Roberta Pinotti. Non l’esempio -i due ministri citati- della più collaudata accortezza di dichiarazioni ed atteggiamenti. E la memoria corre all’accoglienza delle due avventata baby cooperanti liberate diversi milioni dopo dalla Siria e accolte da un Gentiloni che era lì non si sa il perché.
Utile inoltre ricordare che l’odissea indiana dei due fucilieri di marina non è finita. Avvio dell’arbitrato internazionale, con tempi e risultati incerti. A chi spetta la giurisdizione del caso. A settembre l’Italia presenterà la sua memoria. Poi la contro replica indiana. Alla sentenza forse nell’estate 2018, se tutto va bene. Tutto legato alla scelta italiana all’inizio dei fatti di difendersi ‘nel’ processo indiano invece di difendersi ‘dal’ processo indiano, contestando la giurisdizione di Delhi.
India e Italia andranno avanti fino al 2018 scontrandosi frontalmente sulla giurisdizione, ma esiste un’altra possibilità per risolvere il caso. È previsto che la controversia si estingua con un accordo extragiudiziale da ottenere per via diplomatica e politica. Con un problema. Non si arriverebbe mai a processo, né a Roma, né a Delhi. E nessuna sentenza stabilirà mai se Girone e Latorre sono colpevoli o innocenti restituendo loro l’onore in caso di assoluzione.