
Gli indiani (quelli americani) che s’intendevano molto di “giacche azzurre” (la Cavalleria degli Stati Uniti) e che avevano onestà e parola d’onore impressa nel Dna, dicevano che chi imbroglia “parla con lingua biforcuta”. Come i serpenti a sonagli. Beh, Barack Obama, secondo noi, non è un mentitore e fino a quando i fatti glielo consentono cerca di mantenere le promesse.
Il resto, cioè quando capita tutto il contrario, ha un nome che fa fino: “diplomazia parallela”. Che in pratica vuol dire (cum elegantia) giocare con due mazzi di carte. E’ quello che va capitando in questo momento.
Dopo un vertice alla Casa Bianca con cinque Paesi nordici (Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia), il Presidente Usa ha attaccato la Russia per la sua crescente presenza militare “nel Baltico e nel Mare del Nord”.
Il lato comico dell’affaire è che qualche giorno fa, Cremlino e Casa Bianca hanno quasi siglato un nuovo Patto di ferro. Alla faccia di tutti i gonzi, i benpensanti e i “difensori della democrazia” in servizio permanente effettivo.
In pratica hanno organizzato un baratto: aggiustiamo la Siria come volete voi e poi sistemiamo l’Ucraina come vogliamo noi. Chiaro? I segnali c’erano già tutti. A cominciare dal fatto che i russi hanno praticamente “mollato” Bashar al-Assad, il padre-padrone siriano.
Ma ora, dicono le solite fonti bene informate, è stato messo nero su bianco. Mosca è pronta a un passo indietro dalle parti di Damasco, ma ne vuole fare uno avanti a Kiev.
Sul tavolo la revoca delle sanzioni
e l’assalto alla città di Aleppo
Quindi, mettiamoci d’accordo, togliamo sto malanimo e, soprattutto, passiamo il raschietto sulle odiose sanzioni economiche. Che qualche danno l’hanno fatto (e non solo ai russi). Benchè, incontrandosi con la Merkel ad Hannover, Obama abbia ribadito che le sanzioni (tutte) saranno cancellate quando la Russia onorerà gli accordi di Minsk sull’Ucraina, al National Security Council sono convinti che Putin continuerà a tirare la corda in Siria fino a quando non sarà soddisfatto sullo scacchiere ucraino.
E’ questa la chiave, pensano anche al Pentagono, che potrebbe indurre il Cremlino ad allentare la morsa su Aleppo, la seconda città siriana, circondata dai governativi e dai loro alleati. E qui il discorso diventa più complicato, perché bisognerà valutare fino in fondo il potere contrattuale di Putin con i “pasdaran” iraniani e gli hezbollah libanesi. Sono infatti queste due forze, più dei governativi di Assad, a tenere sotto scacco Aleppo, ormai circondata da ogni lato.
Secondo i servizi segreti israeliani, in questa fase, i russi sono riusciti a tagliare fuori dai sobborghi di Aleppo l’Isis, che attacca lungo la direttrice Al Bab- Deir Hafer. Più complicato imbottigliare gli altri i ribelli (tra cui al-Nusra), che partendo da Idlib controllano tutti gli accessi a ovest e a nord della città. I prossimi giorni saranno decisivi.