VIAGGI@ Tanzania, un vulcano a colori

Foto e testi di Bruno Zanzottera tratte dal web magazine www.travelglobe.it
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Foto 1. l’Ol Doinyo Lengai è un vulcano unico nel suo genere. Estremamente affascinante, è situato nella Great Rift Valley a circa 120 chilometri da Arusha, Tanzania settentrionale. Si tratta del solo vulcano al mondo che erutta carbonatite, una lava altamente fluida molto fredda: 510° contro i 1100° che generalmente raggiungono le lave basaltiche. La lava di carbonatite emette una luce arancione durante la notte, ma non è incandescente durante il giorno. La maggior parte dei flussi assomigliano a olio nero molto fluido, che raffreddandosi si trasforma in una sorta catrame, per sbiancarsi velocemente al contatto con la pioggia.

Foto 2. I pastori Masai lo venerano come un luogo sacro, nella loro lingua il suo nome significa ‘La Montagna di Dio’. In occasioni speciali si arrampicano sulle impervie pendici per lanciare offerte tra le fenditure della caldera e propiziarsi i favori della divinità che abita nelle sue viscere.

Foto 3. Un giovane Masai di un villaggio nei pressi del lago Natron con il volto dipinto con il caolino, dopo la circoncisione. L’intera vita dei Masai è segnata dalle cerimonie che sottolineano i passaggi d’età e il loro avanzamento sociale. Quando un giovane viene ritenuto idoneo a seguire le mandrie sui pascoli, esce dallo stadio infantile per avviarsi alla circoncisione, che lo inserirà in un nuovo gruppo di età. Il passaggio successivo sarà quello di diventare un morani (guerriero).

Foto 4. Un Masai cammina sulla cenere all’interno della caldera del vulcano per gettare offerte nelle sue viscere. L’Ol Doinyo Lengai è il solo vulcano attivo tra i molti che si trovano nella fascia della Great Rift Valley. Di tutti è anche il più giovane, con soli 370.000 anni di vita. Le mini eruzioni che regolarmente si verificano dal cratere principale, creano una serie di minuscoli torrenti grigio-neri simili a colate di petrolio. La carbonatite di sodio, di colore nero subito dopo la fuoriuscita, diventa velocemente bianca per reazione chimica al contatto con l’acqua piovana e si trasforma in una polvere soffice particolarmente brillante, creando l’immagine di un cratere ricoperto di neve.

Foto 5. Due giovani morani (guerrieri) Masai armati di lance e spade nelle praterie lungo la pista che conduce al lago Natron. La classe dei guerrieri è senza ombra di dubbio quella più conosciuta e appariscente della società Masai. I giovani vi accedono attraverso varie cerimonie abbastanza complesse. La più importante di queste prende il nome di eunoto e sancisce il passaggio da giovani guerrieri a guerrieri anziani. In questo periodo tutti i morani svolgono il ruolo di difensori della tribù. Il matrimonio avverrà solo al termine di questa fase, quando il guerriero otterrà lo status di anziano.

Foto 6. Il copricapo di perline di una ragazza Masai, mentre osserva la danza dei giovani guerrieri. Anche le acconciature con le perline in realtà hanno ben poco di tradizionale. Un tempo i Masai utilizzavano i semi di varie piante per realizzare i loro monili. Ma quando i mercanti europei iniziarono a importare perline di vetro dai colori sfavillanti, queste ebbero un immediato successo in tutta l’Africa. Oggi le perline arrivano specialmente dalla Cina, ma un tempo Venezia era la principale produttrice di perle di vetro che vennero utilizzate per secoli come preziosa merce di scambio con le popolazioni africane.

Foto 7. L’Ol Doinyo Lengai, a causa del suo frequente dinamismo a bassa intensità, ha ricevuto il soprannome di ‘vulcano giocattolo’, perché eruzioni, umi e laghi di lava si creano spesso in formato miniaturizzato e possono essere osservati da vicino, senza incorrere in rischi enormi. Ma non è sempre così. Tra il settembre 2007 e la fine di febbraio del 2008, si è verificata un’intensa attività sismica avvertita sino a grandi distanze. Il tutto culminò il 5 marzo 2008 con un’eruzione di ceneri che raggiunse un’altezza di oltre 1.000 m sopra la sua cima e rimodellò completamente la caldera del vulcano.

Foto 8. Ogni anno, nei mesi tra agosto e ottobre, circa 2,5 milioni di fenicotteri vengono a nidificare in questo luogo selvaggio e inospitale per qualsiasi predatore, impossibilitato a raggiungere i loro nidi sulle distese di sale e fango che raggiungono i 50°. “I fenicotteri sono esseri remoti che abitano un mondo in cui solo loro possono vivere con gioia” scriveva Leslie Brown, il naturalista che scoprì sul lago Natron il luogo di nidificazione di tutti i fenicotteri dell’Africa Orientale.

Foto 9-10. Cascate nelle gole di Engaro Sero sulla scarpata della Great Rift Valley, nei pressi delle rive meridionali del lago Natron. Le gole e i grandi spazi di questa gigantesca ferita sulla superficie del nostro pianeta, che corrisponde alla Great Rift Valley, rammentano al mondo che ci troviamo in una zona dove la crosta terrestre è tra le più sottili del pianeta e un giorno, tra qualche milione di anni, questa parte d’Africa si staccherà dal resto del continente per trasformarsi in un’isola. Come successe al Madagascar e all’India, prima che cozzasse contro l’Asia provocando l’innalzamento dell’Himalaya.

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