Se in politica cade l’orgoglio della differenza. L’attuale Pd, gli orfani e gli incazzati

La parabola attuale del PD, per noi che di lì siamo venuti sopravvivendo a fatica quando ci difendeva solo l’orgoglio della differenza, è insieme la tomba di tante illusioni, tenacemente scambiate per speranze, e anche l’addio a un mondo che ci costa moltissimo dare per scomparso.

Forse è scaduto il tempo delle anime belle o, forse, cinici e un po’ bari come siamo diventati, ci siamo arresi all’aria che spira, seguendo strade battute da chi non avremmo mai voluto avere per compagni di viaggio.

A dire il vero anche non pochi dei nuovi adepti della “ditta” ci appaiono come alieni, più passeggeri che hanno trovato comodo usufruire di un biglietto sconto per un viaggio promettente, che interessati a una storia che viene di lontano e che non gli appartiene affatto.

Così noi ci sentiamo un po’ orfani e un po’ incazzati.

Anche perché quello che vediamo, carriere, arroganza, corruzione, non ci piace proprio, non è quello per cui abbiamo difeso per tanto tempo la nostra scelta di campo.

È proprio cambiata l’antropologia del partito.

Si è modernizzata, dicono.

A me sembra che, semplicemente, sia crollato il sistema immunitario della sua struttura organizzata e, con lui, abbiano perso forza gli anticorpi che ci rendevano resistenti a sirene e ad invasioni rischiose.

Eccoci qui, dunque, a fare i conti con un passato che non risuona più attraverso questi interpreti, e un futuro senza disegno e senza un progetto che ci prenda l’anima.

Pronti a una ritirata in campagna, se non avessimo il pudore di non perdere anche un minimo di orgoglio.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro